Isola di Skiathos in una settimana

Isola di Skiathos in una settimana

“Non credete al cavallo, Troiani.”

Virgilio

L’isola di Skiathos  in una settimana

Se dovessi descrivere l’estate potrei solo identificarla con la spensieratezza che ho vissuto nell’isola di  Skiathos in una settimana. Insieme a Skopelos ,  Alonissos e Skyros  , l’isola di Skiathos rientra  fra le isole delle Sporadi , che in greco vuol dire  “sparse” . Un significato che casca a pennello . Perché tutte e quattro sono come perle che si sono sfilate dalla schiena nuda di una qualche divinità dell’Olimpo per  poi  finire incastonate nel blu cobalto del Mar Egeo. Collocate a est della Grecia  e confinanti a  sud est con Evia ( la storica  Eubea ),  le Sporadi sono note per la loro bellezza disarmante . Siamo nell’antica Tessaglia per capirci, sempre contesa per la sua ricchezza e patria del pelide Achille!

Non si assomigliano affatto e sono completamente differenti l’una dall’altra .Skopelos è celebre per le scene del film cult Mamma Mia con tanto di colonna sonora degli ABBA .   Skyros è la più isolata e  Alonissos è una riserva naturale all’interno di un  Parco Nazionale Marino.

L’isola di Skyathos è la più animata . In estate è super gettonata  . Perché connessa a tutto  il mondo grazie all’aeroporto internazionale Alexandros Papadiamantis  (JSI)  , dedicato a  un famoso  scrittore locale.  Questo è in  verità la prima cosa che vi stupirà una volta atterrati perché è  ricavato  dalla spiaggia . Vi sembrerà di tuffarvi in mare.  Poiché è  un hub  (7.000 mq ) gremito di tanti curiosi che fanno a gara per postare uno scatto da urlo su instagram . In definitiva l’isola di  Skiathos   è una delle  poche “piste marine” esistenti al mondo, come quella di Saint Marteen nei Caraibi! Alla  Grecia invece è  agganciata con traghetti che partono da Salonicco e Volos . Non per questo l’isola di Skyathos   perde  la sua anima greca.

L’isola di Skiathos anche a Luglio!

Sono partita per l’ isola di  Skiathos     a Luglio . Certamente meglio la primavera, ma non posso fare altrimenti per lavoro. Per chi avesse lo stesso problema, non rinunciateci. Non date retta alle recenzioni di qualche viaggiatore che esclude a priori l’alta stagione!

Per carità le temperature sono altre, ma la brezza marina rinfresca. Troppe persone? Allora rifugiatevi in periferia e muovetevi con un veicolo. Ogni cosa costa il doppio?  Anticipatevi con i pagamenti! Vi assicuro che con un po’ di buon senso si possono evitare disagi e truffe . Quelle sono ovunque e capitano in qualsiasi momento. In merito al cibo si sa che la Grecia è abbastanza economica . Leggete qualche dritta in questo post,  e poi deciderete cosa fare! Buona lettura!

L’isola di Skiathos, cenni storici

Cosa da mettere in conto se si sceglie di stare nell’isola di Skiathos in una settimana  è che oggettivamente ci sono cose interessanti da vedere ma non sono tante.  Questo perché il suo non è un passato così glorioso come altri lembi  della Grecia. Come vedremo più avanti nell’articolo, il grosso delle attrattive dell’isola di Skiathos ,   è racchiuso nel reticolo del capoluogo omonimo.

Intanto pare che l’isola di Skiathos fu  da sempre abitata. Le prime tracce di popolazioni furono quelle dei  Pelasgi, seguiti dai Cretesi, dai Tessali (nell’epoca micenea) e dai Calcidesi. Subentrarono altre dominazioni: quella Ateniesi (IV sec. a. C. ) , Romani (II sec. a. C.), e  Bizantini  (XIV sec.) .

Turchi ,  Veneziani ed età moderna

Sotto Costantinopoli (XIV sec. d. C. ) l’attacco dei pirati provocç  l’esodo dei cittadini verso un’altura  di riparo identificata con l’odierno Kastrum (“Castello”) nell’estremo nord.  Sono visibili ancora i resti di questa urbe medievale: viuzze, palazzine, cisterne, ecc. Intrigante da ispezionare ma dovete munirvi di un mezzoDopo la conquista dei Veneziani seguì  quella dei Turchi fino all’indipendenza del 1821. Da allora in poi i citaddini tornarono nell’odierna città di Skiathos. Durante le due guerre mondiali poi l’isola fu bombardata e  divenne patria per parecchi dissertori.

Per il resto nel XX secolo  il turismo e la costruzione dell’aeroporto (1970)  rilanciarono l’economia isolana . Risorse economiche  fondamentali valide tuttora per l’isola di Skiathos che però dovranno essere gestiti a dovere in futuro. Si spera che non la si inonderà  di cemento per costruire  catene alberghiere  già abbondanti a sud e sud est . Giusto per non deturpare definitivamente la natura prorompente  e il fascino di questo atollo greco.

Italiani a Skiathos. Intervista a Massimo Cincotti

Sono un sommelier e chiaramente mi sarebbe piaciuto fare una degustazione di vini nell’unica cantina dell’isola , cioè quella di Parissis . Ci ho rinunciato per la mancanza di una mezza giornata a disposizione . Più che altro  ho mollato la preda per la distanza. Troppi chilometri da fare , anche se tuttosommato  ero alla ricerca di uno scooter in rete.

Non ho combinando nulla . Ma navigando tra un sito e l’altro ho avuto la  gran fortuna d’imbattermi  nella pagina di  Italiani a Skyathos . Si tratta di un’ agenzia turistica che fornisce rental, appartamenti, transfer di qualsiasi tipo , tour, e attività varie sul territorio. Ho chiamato il numero e al telefono mi ha risposto il suo proprietario Massimo Cincotti , per capire se poteva pianificare qualcosa  per assaggiare i nettari greci. Tra una chiacchiera e l’altra mi ha invitato a passare direttamente nel suo ufficio a Skiathos città  .

Uno scugnizzo napoletano nell’isola di Skiathos

Sono entrata nel suo studio e  mi ha letteralmente stritolato la mano sorridendo come non mai. Già avevo avverito il calore del meridione d’Italia! Effettivamente dopo i primi convenevoli esultò  presentandosi come  Napoletano DOC trapiantato altrove per “campà” (“campare”) . Vecchio refrain!

Non si è concluso nulla per farmi odorare le botti,  era diventato un affare troppo complicato perché andava concordato preventivamente.   In compenso, colpita dal suo fare squisitamente partenopeo , gli ho chiesto un’intervista. Perché mi aveva incuriosito  il suo passaggio dalla Campania alla Grecia. Abbiamo scelto una location adatta , ovvero il popolare ristorante Akrogiali Tavern da cui era partita la sua avventura . Messe le gambe sotto il tavolino , abbiamo ordinato  sardine fritte e pane pita 

Sono stata ad ascoltarlo e lui ha iniziato il suo canto. Dopo avere abbondato casa sua per problematiche familiari e lavorative, Massimo Cincotti decise di ricominciare da capo proprio in Grecia. La scelta non fu casuale perché l’aveva già circumnavigata rimanendone  stregato . Stabilitosi successivamente nell’isola di Skiathos   la partenza non fu semplice. Ma un bravo scugnizzo non si è fermato mai  davanti a nulla. L ’arte dell’arrangiarsi trasformò  tutto in oro. Da aiuto sbriga faccende riuscì , tra alti e bassi, ad aprire Italiani a Skyathos  . Quello che è ora è uno dei più noti sportelli turistici dell’isola che  garantisce un soggiorno da favola! Provare per credere!

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Skiathos in una settimana. Dove dormire

Vi consiglio di rivolgervi a  Booking  per un alloggio . Se fate presto potrete accedere a vantaggiose promozioni . Come è successo a me con il  b&b  Mitsa . Il  prezzo bomba per una settimana  includeva il pick up all’aeroporto di Alexandros Papadiamantis (JSI), il cui nome si riferisce a un famoso  scrittore locale. Cosa che mi ha fatto davvero comodo pur se i  collegamenti per/da  old city sono continui ( 2 km di lontananza).

Un hub di 7.000 mq ricavato dalla spiaggia che vi stupirà una volta atterrati perché vi sembrerà di fare veramente un tuffo. Troverete tanti curiosi che vi aspetteranno muniti di macchina fotografica per fare uno scatto da urlo. Insomma, l’isola di Skiathos   è una delle  poche “piste marine” al mondo, come quella di Saint Marteen nei Caraibi!

Il B&B  Mitsa a Skiathos città

Il primo giorno all’arrivo mi ha prelevato  Dimitri , il simpatico proprietario del mio b&b  Mitsa.  L’appartamento non era molto grande, ma grazioso ,   pulito, e fornito dei comfort più essenziali (aria condizionata e frigo bar). Indimenticabile il terrazzino privato. Questo si affacciva  a sua volta su un patio di limoni con  vele di tela che adornavano un giardino in comune con gli altri inquilini. Lo sfruttavo per la la siesta pomeridiana!

Lo stabile è  in via Karaiskaki, una stradina interna a via  Papadimanti , il  cuore pulsante di Skiathos città .   Una posizione strategica .  Potevo avere pace quando volevo.  O spassarmela perchè  in soli cinque minuti di camminata mi ritrovavo  lungo l’ asse pedonale principale puntellata di : ristoranti,  lounge bar, boutique, e qualsiasi tipo di servizi (supermercati, farmacie, estetica, parrucchieri, gioiellerie, bazar, ecc.)  .

C’era  anche a pochi passi il Garden Theater  , un teatro all’aperto dove si potevano assistere a spettacoli vari. La prima sera sull’isola ,  improvvisamente sotto la pioggia,  ho visto  la performance danzante  della compagnia  Plato’s Cave  . Un gruppo di professionisti che riprendono il mito della caverna di Platone per metterti in discussione sulla volontà di uscire fuori dalla nostra comfort zone!

E in  un quarto d’ora di camminata appena alzata mi recavo al Caffè del Mar Παραλία Μεγάλη Άμμοςlocalità Siferi . Era collocato presso la magnifica spiaggia  di Megali Ammos . Non aveva eguali fare  colazione accarezzati da un timido vento  guardando  l’orizzonte  dove l’azzurro delle acque si confondeva con quello del cielo !

 

L’isola di Skiathos in una settimana . Primo giorno

L’isola di  Skiathos è famosa per la sua natura delicata e a tratti selvaggia. C’è molto verde. I  suoi paesaggi  spaziano dalla collina e la montagna fino al mare. Senza dubbio vi stupirà  maggiormente per le sue spiagge  (circa 60)   . Queste ultime sono  fatte per lo più di fine sabbia bianca  .  Raramente di ciottoli,  se si esclude  l’eccezione di  Lalaria . Quest’ultima ,  che resta a nord dell’isola , è davvero meravigliosa  e incontaminata.  Ci sono stata in in barca (info utili). Le più frequentate e accessibili sono le baie della costa meridionale–  Quelle a  nord-ovest  sono invece meno frequentate e più protette  perché accessibili solamente da  strade non asfaltate.

Tappa primaria nell’isola è stata il capoluogo omonimo , ovvero Skyathos città ,  l’unico vero fulcro  urbano dell’intero comprensorio. La parte nuova  e  gli scali portuali si sviluppano  in basso verso est.   Attrezzatissima per i turisti , a Skiathos città  l’atmosfera è frizzante e  ci si scatena  a suon di jazz o hip hop ,  ballando  e facendo  le ore piccole .  Da informazioni precedenti in questo articolo sapete che ci sono dei tesori da scoperchiare . Ma  si contano sulle dite delle mani e sono da scovare nella porzione vecchia della città ,  che rimane in alto a ovest.

Skiathos, l’old town

In generale l’old town) rispetta la classica urbanistica greca inventata da Ippodamo. Cioè era una rete stradale ortogonale, fatta  di strade principali (πλατεῖαι ) e strade secondarie (στενωποί).  A completare lo schema urbano si incastravano due pilastri essenziali :     la piazza per le attività pubbliche (agorà) ,  e i templi per le cerimonie religiose (acropoli) .

Quando mi addentravo tra le viuzze strette e ciottolate di questo labirinto imperava il silenzio a tratti interrotto da qualcosa. Gli schiamazzi dei bimbi che giocavano a palla o le  chiacchiere degli anziani . Vecchi canuti e dal volto sereno che di tanto in tanto arrossivano per il passaggio di qualche avvenente  americana!  Chissà se hanno mai ispezionato con lo stesso fervore i quattro  cimeli patri di cui possono essere orgogliosi!

1. L’isola di Skiathos in una settimana . Skiathitiko Spiti 

Inaspettatamente interessante è stata la visita alla  dimora storica Skiathitiko Spiti  (info utili) in Politechniou, 370 02  . Frutto dell’impegno della famiglia Papadopoulis quest’ abitazione d’epoca ha mantenuto viva la memoria degli avi  raccogliendo  testimonianze varie della quotidianità isolana dal 1910.

Con  muri  in mattoni e tetto in tegole si sono perfettamente preservati : arredamenti originali, corredi, costumi tradizionali, tappeti, ricami, sedie in bambù .  Sbalorditivi sono i pomposi lampadari che scendevano giù dal soffitto che accesi illuminavano vecchi documenti sparsi tra tavoli.

Per salire in mansarda ho notato esserci  una scala che conduceva in  tre stanze. Particolarità  una sorta di macchina da cucire con cui si realizzavano abiti, e una collezione di foto , che ritraevano volti  comuni ritratte in qualche faccenda domestica. Gradito il bicchiere di vino offerto nel cortile antistante alla fine del percorso.

2.  L’isola di Skiathos in una settimana . Torre dell’ orologio

Appena  ho lasciato alle spalle  la rumorosa  via Papadimanti quasi a metà della sua lunghezza ho salito delle scale e mi si è profilata davanti  la Torre dell’Orologio , che è visibile da ogni lato  dell’isola di Skiathos . Svetta dalla chiesa di San Nicola (1950) , protettore dei marinai . Adagiata su una magnifica terrazza panoramica questo  tempio religioso ha un’architettura quasi basica esternamente. All’interno conserva delle pregiate reliquie sacre come  quella di Panagia Megalomata.

In questi meandri mi sono riscontrata con la vita semplice della  gente del posto . Ti  salutavano senza conoscerti  . A distrarti i miagolii dei gatti , che  fanno da padroni mentre sonnecchiano con fare distratto e distaccato .  Mi fiondavo  tra le  casette a due piani dipinte di bianco  e azzurro . E ogni tanto per l’arsura piombavo  sotto l’ombra di qualche albero di fichi dal profumo inebriante .

 

3.  L’isola di Skiathos in una settimana. Museo Papadiamanti

Quello che adesso è il Museo di Alessandro Papadimanti (info utili) è stata allora l’abitazione di  Alessandro Papadiamanti (1851-1911)  , uno dei massimi autori della letteratura greca. Nato a  Skiathos città   apparteneva a una famiglia modesta.  Interruppe gli studi ad Atene per problemi finanziari , e le sue poesie e la pubblicazione di romanzi diventarono fonte dei suoi guadagni. Proprio perché era un self made man odiava i ricchi . E spesso destinava una quota dei suoi compensi (che rifiutava se troppo esosi) ai più bisognosi.

Alessandro Papadiamanti visse in una Grecia che lottava  per l’indipendenza politica per cui i suoi racconti sono intrisi di un forte patriottismo. Protagonisti delle sue opere sono anche i poveri essendo di  indole religiosa (ortodossa) molto accentuata. Non manca nelle sue pagine  qualche nota di nostalgia  , un enorme attaccamento alle sue radici.  Il tutto connotato da una  profonda introspezione psicologica. Tra  le sue opere più famose  merita attenzione l’Assassina . Un best seller che rimanda  alla  difficoltà dell’esistenza isolana attraverso l’epopea di una contadina che uccide le figlie femmine perché poco produttive alla società.

Una volta entrati nel Museo di Alessandro Papadiamanti si rimane esterrefatti di come tutto sia ben curato e conservato. L’edificio è a due piani ed è fatto in pietra e in legno. Stanze da letto, un camino, e una piccola biblioteca ne costituiscono il corpo principale. Lo stabile fu acquistato dallo Sato nel 1954 e aperto al pubblico negli anni’90.

3.  L’isola di Skiathos in una settimana.  Penisola di Bourtzi

La penisola di Bourtzi è un triangolo roccioso che delimita e chiude Skathos città  in prossimità dell’arenile portuale. Prima di attraversarla mi sono imbattuta in un memoriale in bronzo dedicato al sottomarino Katsonis affondato dai tedeschi nel secondo conflitto mondiale. Di fattura veneziana la  penisola di Bourtzi  fu  una fortezza (XIII sec.)  innalzata per proteggere gli isolani dai corsari. Era dotata di torri difensive e doveva esserci un castello e una chiesa fatta in onore di San Giorgio.

Il complesso fu demolito dall’ammiraglio Francesco Morosini (XVIII sec.). Successivamente servì da ospedale (quarantena per i malati ) ,  fino a quando il banchiere e filantropo Andreas Syngros ci edificò una scuola elementare .  Tuttora esiste ed è sede oltre che di eventi e spettacoli anche di un Museo Navale (2015) che espone 600 reperti di due secoli di cantieristica marittima dell’isola.

La penisola di Bourtzi mi ha incantato  perché è un piccolo parco sopra il mare pieno di panchine e vegetazione . La vera tentazione è il ristorante Bourtzi che dal 2014 è stato plasmato da due giovani architetti . Il loro talento e madre natura hanno fatto esplodere questo puntino dell’isola. Sedersi al bar ammirando  le sfumature d’arancione  del sole che scompare tra le onde marine è stato come un biglietto per la Marte!

L’isola di Skyathos in una settimana . Secondo giorno

Normalmente  per gli abitanti dell’isola di Skiathos il freddo preannuncia un lungo letargo .  In vista dei  150 000 pellegrini che vi si ributtano da maggio fino a ottobre inoltrato. Minuscola e con una popolazione di appena 5000 anime, mi sono sempre chiesta come sarebbe viverci d’inverno. Potrebbe essere una sfida , oppure  un’ esperienza catartica , perché si rimane soli  e il nulla cosmico!

Eppure circa venticinque anni fa un tedesco Ortwin Widmann con la moglie Ursula si sono innamorati dell’isola e si sono trasferiti definitivamente. Il naturalista ha tracciato oltre 200 km di sentieri, ben tenuti e messi in evidenza con segnali rossi e bianchi. Ne ha tracciato  e mappato 26 che vanno da 1,8 km a 11 km  . Parimenti ha scritto  un libro Hiking in the Aegean Paradise  (Escursioni nel paradiso dell’Egeo) che contiene informazioni varie, mappe e dettagli delle piste.

Alcuni dei trekking più popolari sono :

Camminare nell’entroterra dell’isola di Skiathos riserverà sorprese inimmaginabili. Panorami  unici fatti di dolci  cime milleformi,  valli fluviali e boschi con sorgenti. Una natura incontaminata e quasi selvaggia dove si avvistano villaggi abbondonati, qualche villa, e monasteri secolari come quello di  Evangelistria descritto a seguito . Ce ne è un altro , che  è quello di  Panagia Kounistra (XVII sec.)  che avrò modo di perlustrare un’altra volta!

4.  L’isola di Skiathos in una settimana.  Il Monastero  Evangelistria

 Sono montata  su un autobus . Ad appena 5 km di distanza dalla Skiathos città ho avvistato dalla finestra  il Monastero di Evangelistria ( XVIII sec. ). Fu realizzato sulle reliquie di una precedente chiesa da un gruppo di monaci dissidenti del Monte Athos dove nel 1801 si innalzò la bandiera della liberazione della Grecia. Il monastero fungeva da  roccaforte per proteggere i partigiani all’epoca della guerra contro gli Ottomani.

Il tragitto che conduceva fino al monastero era come un ritorno a Dio.  Gli occhi spaziavano dal color smeraldo dell’erba all’avorio scuro delle rocce brulle che sparivano ai primi tornanti. Si entrava da una porta.  Questa  dava su un cortile con un pozzo delimitato dalle celle degli asceti . Lateralmente dominava la statua di una madonna in marmo avvolta da corone di rose bianche. Mi sono sentita come protetta e benedetta da suo sguardo. Dai pertugi  di un’  abside laterale si intravedeva la fiammella fioca di una candela che avvolgeva il coro che recitava un’omelia.

La chiesa bizantina

Il Monastero di Evangelistria è una costruzione lineare e imponente come le tre cupole a mattoncini della sua chiesa  . Internamente si custodiscono :  icone bizantine e post-bizantine (secoli XVI, XVII e XVIII),   pregiati affreschi , una  preziosa iconostasi ( XVII sec.)  in legno intarsiato e dorato.  Dal sito religioso se si prosegue in salita  si giungeva fino  alla cima più alta dell’isola , il  Karaflizanakia (436 s.l.m.).

Nel 1833 il monastero contava 111 tenute, uliveti, vigneti e campi a cui si aggiunsero altre donazioni in seguito. Nel convento era  presente anche un museo sul folklore e un bar che vende vino, olio, liquori, grappe e  prepara deliziosi caffè serviti con cioccolatini e biscotti.

Le spiagge più belle dell’isola di Skiathos . Dal quarto al sesto giorno

L’isola di Skiathos ha una reputazione di lunga data come destinazione balneare esclusiva nell’Egeo.  Le numerose insenature dell’isola spaziano da lidi  da cartolina a insenature remote punteggiate da sassolini e pinete.

La costa nord occidentale  è quella più affascinante perché  è la meno battuta  e la più protetta  . Ci si va con i traghetti  e non di rado  sono popolate  da nudisti. Tra le più suggestive e  incontaminate ricordiamo : Krifi Ammos, Mandraki, Elia, Agkistros, Megalos e Mikros Aselinos, Ligaries e Kechria.  Così come anche quelle di Lechouni Nikotsara, Megas Gialos e Ksanemos. Sono da  escludere  se soffia vento, perché potrebbe essere pericoloso e difficoltoso nuotare.

Le spiagge più frequentate e accessibili sono quelle poste a sud   a cui ho riservato per intero  gli ultimi tre giorni. Sono super equipaggiate di tutto . Dall’essenziale come ombrelloni e  lettini al cocktail serviti in vassoi di vetro!  Tra queste non posso non citare: Megali Amnos, Kolios, Vromolimnos, Agia Paraskevi, Troulos, Kokounaries , e tante altre ancora.

Xanemos

Ubicata in prossimità dell’aeroporto in prossimità  di Kefalas,  Xamenos è una delle spiagge più appartate  dell’isola. Praticamente è  senza comodità se si fa eccezione di un chioschetto minimale che vende l’essenziale per rifocillarsi. Sarebbero perfette  le scarpette antiscivolo  per via delle pietruzze circostanti  e magari anche un materassino gonfiabile per sdraiarsi

Xamenos è stata una libertà infinita. Mi sono immersa in questo angolo di paradiso nel buio più pesto per spegnere i sudori di una serata danzante. Le stelle nella cupola celeste formavano una coperta  e la luna faceva capolino con i rami di una quercia  la cui sagoma abbraciava tutto il golfo. A farmi compagnia le lucciole che brillavano e saltellavano per aria.

Al rientro al mio  bed & breakfast era già l’alba. Percorre  via Papadimanti deserta e assistere alla cittadina che si svegliava mi ha commosso. I pescatori tiravano i remi in barca e sistemavano le nasse . Qualche coppietta sbarcava dalle navi forse per la loro luna  di miele. Nel lungomare tutti i ristoratori, i camerieri , i negozianti e gli albergatori si preparavano ad altre ventiquattrore  di lavoro. E mentre li osservavo mi ero concessa un espresso, ammirando il loro zelo e la loro energia

Vromolimnos

Vromolimnos è la spiaggia più ammaliante della penisola di Kalamaki, tana di molte piccole tartarughe . Questo incantevole anfratto  è poco ventoso , cosa che gli conferisce valore se si è  in cerca di totale benessere . Se invece si vuole schiacciare un pisolino alle sue spalle si può approfittare dei boschi di conifere che la trasformavano in una vera oasi.

Vromolimnos è lunga e strozzata e si srotola per sette chilometri . La renella era  morbida, le sue acqueturchesi e i fondali  sommessi , quasi una piscina naturale. Dotata di tutto  , se si ha fame tante piccole taverne sfornano pesce fresco per la gioia dei più golosi. Per gli sportivi  Vromolimnos è un’occasione per praticare beach volley,  moto d’acqua, e  windsurf. Chi ha più fiato si può avventurare ed addentrarsi nelle piccole foreste pluviali dove  incontrerete  degli splendidi e inconsueti cigni neri.

Kolios

Aprendosi a mezzaluna tra massicci  di media altezza,  Kolios  è un eldorado  perché non molto toccata dalle rotte turistiche . Anche qui s può profittare della macchia mediterranea  per ripararsi dalla calura estiva .  Mentre mi abbronzavo,  il mare  e dondolava tranquillamente barchette attraccate qui e lì. Si possono affittare delle sdraio . C’è anche un minimarket . Non si viene qui per la baldoria ma per  tranquillità e pr staccare la spina dalla confusione cittadina.

Per chi apprezza la buona tavola ci sono due tavernette tipiche che offrono le più squisite prelibatezze della cucina greca. Io ne ho approfittato per gustarmi la classica insalata greca di pomodori, cetrioli ,peperoni crudi,  olive e feta, formaggio di latte  di pecora.

Troulos

Troulos è una spiaggia  fatta per chi non vuole faticare troppo! Appena ci si mette piede è tutto intorno una serie di servizi che fanno comodo soprattutto alle famiglie e i loro piccoli:  supermercati, e osterie  che offrono  spuntini e bevande fredde. A tratti potrete anche stendere un telo tra gli ombrelloni a forma di palma che rigenerano  dall’afa a  volte un po’ insopportabile.

Troulos in greco significa “cupola”, perché ricorda la forma a capanna di uno scoglio che la fronteggia.  Si distingue per la finezza dei suoi  granelli sabbiosi e le sue acque trasparenti attraverso cui si possono scrutare i pesci variopinti che punzecchiano la pelle.

Mantraki 

Posta  a nord ovest dell’isola di Skiathos, Mantraki è una caletta da sogno. Ci sono stata con due cari amici greci .  Mi hanno scortato a bordo di una opel  in questo eldorado che emanava un’energia unica. All’inizio  era completamente desolata.  Trascorsa la mattinata qualche altro intrepido  avventuriero  l’ha scovata. Un numero ristretto di esseri umani si poteva sopportare. Al massimo ci si consolava contemplando le onde che dolcemente si infrangevano sulla battigia.

Con noi a Mantraki  c’era anche Rosa una jack rassell che non ha smesso di stare ferma un attimo. Equipaggiati per starci un paio di ore ci si è portati dietro dei panini e qualche lattina di birra e limonata .

Mi sono allontanata dal gruppo per meditare in solitaria sullo charme di Mantraki  .  Mi  ha devastato l’ocra intenso  dei suoi calanchi al di sotto dei quali c’era tutto l’occorrente per fare un regalo. Ho raccolto conchiglie e pezzi di legno con cui ho realizzato un quadro intitolato 04 Luglio , la data di quella giornata speciale.

Tsougria 

Tsougria è un puntino terroso circondato dal mare poco distante dall’isola di Skiathos. Ci si reca lì  con un taxi boat  che impiega poco più di una ventina  di minuti (3 corse all’andata dal porto vecchio di Skiathos città e 3 al ritorno (10 euro a persona) .

Ho pagato solo dieci euro per starci tutto il giorno.  C’erano pochi forestieri , e un elegante cafè bistrot. A fianco sbucava un delizioso bazar , dove una ragazza vendeva oggettistica varia e colorati pareo da abbinare ad altrettanti vivaci bikini. Non rinunciate a una  frittura mista di pesce nella locanda adiacente . E neppure a  un bel calice di  retsina fredda, il  bianco  della Grecia per antonomasia. Anche questo è un ottimo modo per godersi  Tsougria

Ovviamente Tsougria vive solo . Durante l’anno è graziata dalla  sola presenza di capre! Tutto intorno sbucano eucalipti e gigli marini. Il mare sfoggia delle tonalità di turchese impressionante e   non è molto profondo .

Koukounaries

Koukonaries è la spiaggia regina  dell’ isola di Skiathos, totalmente piena di villegianti,  taverne e agi per i più pigri. Sinceramente non mi è piaciuta, perché  troppo caotica  , cosa che ha  deturpato la sua oggettiva magnificenza.

A dire la verità non mi sono trattenuta  neppure un attimo. Ho fatto solo una lunga passeggiata . Fino a un porticciolo che confinava con il laghetto salato di   Strofylia. Dipende del periodo dell’anno si possono scorgere  contenere cigni , anatre  e persino aironi, cormorani, cicogne e altri uccelli migratori.

Small Banana beach

Small (Mikri) banana beach è ubicata nell’estremo nord dell’isola di Skiathos. Sarebbe la  continuazione di un’altra spiaggia più estesa, quella di  Big (Megali) banana  . Non ci sono stata, perché   le gambe non mi reggevano. Ma non mi sono pentita più di tanto perché ho letto che è molto rumorosa e adatta ai festaioli!  Entrambe le spiagge prima erano note come  Krassa. Ma ormai il termine  inglese ha preso il sopravvento , riferendosi alla loro forma che somglia appunto una banana.

Anche in Small banana beach ci si può tuffare in acque limpide che attirano soprattutto naturalisti in cerca di solitudine e privacy. Lo spazio è limitato ma l’atmosfera è decisamente magica.  Specialmente  se fisserete il calare del sole . Magari sorseggiando qualcosa di buono tra i drinks preparati dall’unico chioschetto prospiciente la spiaggia.

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Conclusioni al settimo giorno

Che altro dirvi dell’isola di Skiathos. Non ci sono parole sufficienti per spiegarvi l’essenza  di questo luogo. Dovete solamente partire. Ripeto non fatevi ingannare da chi ve la sconsiglia perché massacrata dal turismo di massa. L’isola di Skiathos vi sedurrà facilmente perché potrete isolarvi o catapultarvi nel divertimento più assoluto. Il ritmo della  vacanza lo deciderete voi.  A proposito vi starete domandando dove mangiare :

  • Scuna in Paraliakos : ambiente raffinato e panorama a riva, qui ho assaggiato le mitiche sarde panate e grigliate e un primo ai gamberoni che era da paura;
  • Marmita in Odos Eyaggelistrίas 30: ristorante raccomandato dalle migliori guide cartacee . Piatto forte è la moussakà. Non ne ho mai provato una così buona.  Questa  parmigiana greca con patate e carne tritata  sapeva  di affumicato perché cotta con schegge di legname . L’ ho accompagnata con il fantastico Assyrtiko , vino bianco di Santorini;
  • Totem e Blinding dog : per la vostra vita notturna nella città Skyathos direttamente in centro . O se volete testare una birra greca come la golden ale Repi . Questi disco pub sono l’occasione giusta . Band strepitose si esibiscono dal vivo cantando le ultime hit parade nazionali e internazionali .

Il periplo dell’ isola di Skiathos

Per finire , mi è dispiaciuto di aver preso un bel raffreddore quando ho fatto il  periplo di Skopelos ed Alonissos, di cui però ho ammirato qualche chicca con le poche forze rimaste . Se non volete rimanere senza un posto in battello, riservate un giorno prima della partenza presso gli info point disseminati nel  fronte del porto. Di Skopelos mi è rimasta impressa la chiesetta in cima a un faraglione dove hanno girato il già citato musical Mamma Mia. Di Alonissos il nucleo abitato che era costellato di  parrocchie incappellate con croce e campanili e balconi agghindati di fiori.

καλό ταξίδι!

 

Siti utili sull’isola di Skiathos in una settimana:

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Stoccolma in un weekend

Stoccolma in un weekend

“Percorre il suo cammino
Il grande gabbiano dal dorso nero,
Timoniere del sole.
Sotto di lui, l’acqua…”

Tomas Tranströmer

Stoccolma in un weekend

Che dire, Stoccolma in un weekend è stato un capriccio di inizio estate. Ho sempre desiderato andare in Svezia , così ho fatto le valigie e sono atterrata all’aeroporto di Arlanda. Questo dista circa 41 km dalla capitale svedese a cui è ben collegato con i mezzi pubblici. ,Meglio sceglire il  bus per una  scelta più economica,  perché il transfer e il treno sono  più cari

Ovviamente Stoccolma in un weekend è stata un’esperienza indimenticabile , perché mi ha fiondato nel profondo nord alla scoperta di una Venezia scandinava. Ho visitato le attrattive più importanti dislocate su 14 isole e 57 ponti, che affiorano lì dove il lago Mälaren incontra il Mar Baltico. Si può girare tutto facilmente a piedi, in bici o i trasporti urbani. La macchina  quasi non serve, come  i contanti ! Infatti, la maggior parte degli esercizi  è ormai abilitata al pagamento contactless!

Stoccolma in un weekend  ! Una metropoli bellissima, a misura d’uomo.  Dove ti avvolgono  la modernità, la cultura, i paesaggi e il suo passato germanico . Stoccolma in un weekend  mi ha regalato la scoperta della  parte orientale del paese. Con 984 748 abitanti è il centro di riferimento economico e culturale della Svezia e della Scandinavia, nonché sede di governoparlamento, oltre che luogo di residenza del capo dello stato, il re Carlo Gustavo XVI. Leggete qualche consiglio utile in queso articolo per muovervi al meglio. Buon viaggio!

Storia di Stoccolma in breve

Il nome “Stoccolma‘” significa  “isola dei tronchi”.  La sua etimologia è da collegare ai pali di legno che la circondavano e la difendevano nell’antichità. Infatti ha avuto una storia piuttosto turbolenta, segnata da unioni, guerre e molti omicidi.

Le  origini di Stoccolma  sono legate a un nucleo primitivo che è quello di Birka (VIII sec.)  a circa 30 km nel lato occidentale . A questo seguì quello di Sigtuna e ci furono tanti insediamenti dove si trovaroo oggetti dell’era vichinga. Tuttavia secondo le Cronache di Sant’Erik (1320) Stoccolma fu fondata da Birger Jarl , a cui fu dedicata una torre a  Riddarholmen (1530) .  La prima fortezza fu costruita più o meno dove oggi si trova il Palazzo Reale di Stoccolma .

Medioevo

Poco dopo la sua fondazione, Stoccolma divenne un importante porto commerciale . Importava sale, spezie, birra, vino, vestiti e beni di lusso come seta, armi e armature. Le esportazioni erano ferro e rame, pelli locali, pesce essiccato, burro e fuochi.

Nel Medioevo si legò politicamente a Germania e Danimarca fino alla costituzione dell’ Unione di Kalmar  (1380). Ma non andavano molto d’accordo . Si susseguirono 150 anni di battaglie, lotte ,  blocchi e bagni di sangue specialmente tra Svezia e Danimarca . Sempre a favore di quest’ultima con l’incoronazione di Cristiano II nel 1520.

Quello stesso anno tra il 07 e il 10 Novembre il re danese avrebbe massacrato molti sudditi e politici svedesi , pur avendone promesso l’amnestia. Dopo questo  bagno di sangue di Stoccolma ci fu una totale ribellione in Svezia che culminò con la sua vittoria governativa sotto il re Gustav Vasa (1523) A lui subentrò il figlio Eric XIV (1561).  Da allora  il titolo di monarca diventò  ereditario e il regno fu finanziato dalle tasse.

Il secolo d’oro e l’era moderna

Tra il 1600 e il 1700 l’importanza sociale ed economica di Stoccolma aumentò . Sviluppò una società di stampo prettamente mercantile.   Crebbe   tabto anche se non mancavano i problemi.  Anche il suo aspetto mutò . Le case in legno e in pietra vennero sostituite da edifici in mattoni. Si crearono  nuove strade , palazzi e monumenti importanti. Tutto questo sotto l’influenza dei principali stili architettonici europei tra cui il Rinascimento. Processo di urbanizzazione e ammodernamento che durò dall’era industriale fino alla Seconda Guerra Mondiale, da cui ne uscì praticamente intatta!

Nel dopoguerra lavori di rilievo furono la  Tunnelbana , ovvero la metro di Stoccolma, che è   lunga circa 110 km. Considerata ragionevolmente come una vera e propria galleria d’arte perché illustrata da grandi artisti. Mentre fatto curioso nel 1967 si passò (come in tutta la Svezia ) dalla guida a sinistra alla guida a destra. Invece dal 1975 si stabilizzò la monarchia parlamentare come forma di governo.

Stoccolma in un weekend. Kungsholmen

Al di là di ogni aspettativa il mio soggiorno a Kungsholmen è stato davvero piacevole . Molto vicinoe al centro storico di Stoccolma (circa mezz’ora di camminata),  vanta due grandi parchi: il Rålambshovsparken  e  il  Kronobergsparken. Oltretutto dormirci   costa molto meno che altrove, poiché non si tratta di una meta economica! Per saperne di più clicca su https://www.stoccolma.com/dove-dormire.

Kungsholmen è un quartiere poco conosciuto dai visitatori , per cui risulta particolarmente tranquillo e autentico. In sostanza ci si mescola con la gente del posto. Qui si trovano molti ristoranti, bar e caffè , specialmente lungo Hantverkarhgatan e Fleminggatan. La sua esistenza affonda le radici nel 1500 quando era popolato da monaci francescani che ci facevano pascolare il  bestiame. Non resta traccia di nulla neppure dei secoli successivi fino all’avvento dell’industrializzazione .

Cosa vedere a Kungsholmen

L’area di Kungsholmen  è sotto l’amministrazione cittadina ed  è bene collegata al resto di  Stoccolma . Dimenticavo, non perdetevi uno uno scatto davanti alla fermata di T-Centralen dipinta dei fiori del finlandese  Olof Ultvedt .

D’altronde i trasporti sono molto efficienti e veloci. Offettivamente  non c’è molto da vedere , a parte : il tribunale  (Rådhuset ) e la sede della polizia, (Polishuset ). Hanno un loro perché anche:  gli edifici  art Deco che fiancheggiano il ponte Sankt Eriksbron.   E ancora  il palazzo di  Kristineber  fatto nel  1750 per il mercante Roland Schröder.

Merita  un discorso diverso il Municipio (Stadshuset) progettato dall’architetto Ragnar Östberg in stile romantico svedese . Si edificò nel  1911 e ci vollero 12 anni per finirlo  con 8 milioni di mattoni rossi. L’inaugurazione avvenne il 23 giugno 1923, ad esattamente 400 anni dall’arrivo in città di Gustavo I Vasa.

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Stadshuset

Il Municipio di Stoccolma    (visitabile solo su prenotazione con guida) è una delle silhouette più famose di Stoccolma . La sua torre è alta 106 metri ed è ornata con tre  corone dorate, stemma nazionale svedese. Durante i mesi estivi (da maggio ad agosto) vi si può accedere per godersi uno dei migliori skyline di Stoccolma.

Attorno al  Municipio di Stoccolma    si estende un magnifico giardino adorno di fiori colorati e  statue femminili con lo sguardo perso all’orizzonte. Dietro le magnifiche facciate del complesso ci sono uffici e sale di riunione per politici e funzionari.  Tra  queste spiccano: la camera del consiglio (Rådssalen) , e la Sala Blu, dove si  celebrano il premio Nobel, nato proprio a Stoccolma. Tutte le decorazioni interne sono un riferimento al passato di  Stoccolma, le sue leggende,  la sua collocazione  geografica, il suo ruolo politico, la perenne ricerca di una propria identità artistica.

Ristoranti a Kungsholmen

 

Norrmalm

Da Kungsholmen   mi sono spostata nel distretto di  Norrmalm (entrambi sono separati dal canale artificiale di Barnhusviken.  A nord del centro storico di Gamla Stan, Norrmalm è un vecchio quartiere anni’ 50 ripensato assolutamente in chiave moderna.

Prima  Norrmalm era adagiato sulla  collina di Brunkeberg ,  e  con il nascere di  nuove esigenze architettoniche  furono abbattute le vecchie case  e fu fatto ex novo. Questo per fare posto a un punto in cui si concentrassero vari servizi.  Quali negozi, uffici, banche, sedi governative, istituzioni culturali e grandi magazzini , come quello attuale  di Ahlens city . Cosa vedere a Norrmalm? Seguitemi.

Cosa vedere a Norrmalm?

Norrmalm è un cantiere aperto in continua evoluzione per i numerosi interventi di riqualificazione e manutenzione. Un caos perenne , dove si assiste a un continuo cambio di persone che vanno e vengono. Proprio perché qui c’è tutto quello che serve ai cittadini.

Dalla affollatissima strada Drottninggatan alla piazza di  Sergels torg facilmente riconoscibile dall’obelisco di cristallo (37 m., fatto da  Edvin Öhrström) posizionato al centro di una fontana . Non lontano svetta un obelisco di vetro  intorno al quale sorge  una rotatoria per il traffico urbano.

Sparpagliati si alternano qui la Kulturhuset, la casa della cultura, sede di una biblioteca. E ancora il Teatro di Città,  che organizza sempre mostre d’arte ed altri eventi di vario genere. Mercati all’aperto e coperti e altre attrazioni fantastiche si susseguono uno dopo l’altro tra complesse gemetrie e spazi artistici.

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Drottninggatan 

Drottninggatan   significa in Italiano la “strada della regina” , poichè è  dedicata  a  Cristina di Svezia ( XVII secolo). In definitiva è il boulevard di Stoccolma.  Quasi interamente pedonale ,  è un must per lo  shopping . Sfoggia botteghe artigiane e boutique di lusso, caffetterie. Un vero e proprio parco giochi per turisti spendaccioni e amanti delle ultime novità della moda.

Fate un salto anche al  Museo Strindberg  fatto in onore del noto drammaturgo svedese. Come pure  alla vicina chiesa storica di Adolf Fredrik , che con la sua splendida architettura e l’atmosfera serena offre un riparo al traffico cittadino.

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Hötorget

Uno dei posti più accoglienti che ho visto a Stoccolma   è stata Hötorget  , ovvero   la “piazza del fieno” . Di particolare c’è la   Konserthuset, la casa dei concerti. Questo è il palco dove suona l’Orchestra Filarmonica Reale svedese e dove si svolge la cerimonia annuale dei Premi Nobel. È davvero un edificio significativo e uno dei pochi che ha resistito agli ultimi interventi di ristrutturazione nella città.

Tuttavia il pezzo forte è Hötorgshalle , un mercato di prelibatezze svedesi e internazionali a cui si accede da una scala esterna (chiuso la domenica). La struttura originaria era del 1880 progettata da Axel Fredrik Nyström . Negli anni ’60 il livello inferiore fu ideato e innovato dall’architetto David Helldén .

Sicuramente Hötorgshalle è un’ottima scelta per scovare di tutto un po’. Dai formaggi francesi e frutti esotici ai  tipici prodotti della Scandinavia. Soprattutto è molto più conveniente del suo alter ego  chic che si chiama Östermalms Saluhall a est di Stoccolma.

Cosa si beve in Svezia?

Discorso a parte si deve fare per le bevande alcoliche. Poiché per vari motivi in Svezia l’alcolismo era diventato un problema grosso, il governo fece di tutto per eliminarlo. Per cui con una gradazione superiore al 3,5%  per il consumo domestico ci si mise di mezzo  la Systembolaget , società governativa che detiene il monopolio esclusivo per la loro vendita.

Se si va in Svezia non è per  Il  vino? Pare che i winemaker svedesi si stiano dando da fare. Andrebbe a loro favore    il cambiamento  climatico! Nel senso che a breve il parallelo più temperato sarà proprio in Scandinavia!   Per cui  il vino si fa anche in Svezia , specie nella punta meridionale di Skåne , che è la più temperata . Tutto inizia verso la fine degli anni Novanta, periodo in cui tutto cercavano di coltivare uva in ogni varietà. Tra le più diffuse il PIWI, il rondo e il solaris. Tuttavia gli svedesi  sono meglio specializzati nella birra, acquavite,  sidro ,  vodka. Alcuni tra i più comuni elisir svedesi sono :

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Sergels torg e dintorni

Sergels torg  è un’importante piazza pubblica di Stoccolma  fatta con  mattoni a  triangolo  bianchi e grigi. Costruita sul finire degli anni ‘50 è  intitolata allo scultore  Johan Tobias Sergel (XVIII sec.) . Dove passano i pedoni è un  livello più basso rispetto al manto stradale. Per gli abitanti di Stoccolma Sergels torg  è semplicemente chiamata Plattan . Un punto di contro per chi vuol fare acquisti, fermarsi per una pausa pranzo, o bere un drink in compagnia.

A volte qui si svolgono manifestazioni politiche. Sfortunatamente sono diffusi criminalità e traffico di droga per cui non è molto frequentata e piena di attrattive. Pure in un posto così ordinato certamente non mancano i problemi da risolvere!

Cos’altro fare  vicino Sergels torg ?

Altro da non dimenticare di visitare nei pressi della  Sergels torg  :

  1. Teatro Reale Drammatico di Stoccolma :  del 1909 e in stile Art Nouveau si trova dentro la  Casa della Cultura. Simbolo del modernismo in Svezia, fu fatto  dall’architetto Fredrik Lilljekvist. Collaborarono alla sua realizzazione geni quali  Carl Milles e Carl Larsson ;
  2. Chiesa di Klara : del 1280 fu demolita da Gustavo Vasa nel 1527. Giovanni III   la riedificò  nel 1572 . Di particolare c’è l’annesso cimitero (XVII sec.) , e il campanile . Questo è alto 116 metri , ed  è la risultante dei lavori di restauro nel 1880 ;
  3. Kungsträdgården: è il parco cittadino più visitato in assoluto , celebre per la fioritura dei suoi alberi di ciliegi giapponesi in primavera.  Si anima in  estate con numerosi concerti, e diventa  pista da pattinaggio in inverno;
  4. Opera reale svedese :  è il teatro nazionale d’ opera lirica e balletto in Svezia, con sede nel pieno centro storico di Stoccolma;
  5. Museo Hallwyl : residenza invernale dei von Hallwyl,è un palazzo storico di una straordinaria raffinatezza che colleziona porcellane e arredamenti dell’epoca ;
  6. Museo del Paradosso: ci si diverte lasciando andare per un attimo la logica e affidandosi al sesto senso e al pensiero laterale attraverso un labirinto di giochi e paradossi vari;
  7. Avicii Experience: qui è dove ripercorre la carriera di uno dei Dj più famosi del globo,  Tim Bergling. Morto per suicidio ad appena 28 anni per causa di depressione.
Ristoranti a Norrmalm

Gamla stan 

Indubbiamente la vena pulsante di Stoccolma è Gamla Stan, che èil suo centro storico  , un blocco urbano pedonale , che è pieno di meraviglie . Tra queste le sue vie più glamour:

Gamla Stan è la città vecchia, con i suoi musei e monumenti è un must da fare a Stoccolma. Ci stavano i primi insediamenti che sorsero sull’ isola di Stadsholmen . Un nucleo primitivo che comprendeva anche le altre isole di Riddarholmen, Helgeandsholmen e Strömsborg .

Cosa vedere a Gamla Stan

A Gamla Stan  altre minuscole stradine si  intrecciano tra loro convergendo  in    Stortorget , la scenografica piazza centrale con le sue case colorate . Tra queste spiccano i coloratissimi palazzi  Schantzska e Seyfridtzska Huset, diventati ormai  il simbolo della old city.

Curiosità : addentratevi  nel vicolo di Mårten Trotzig  intitolato a un ricco mercante tedesco. Si dice essere il più stretto di Stoccolma (90 cm) !  Si chiuse  a metà del XIX secoloma  ma fu riaperto nel 1945.  Il commercciante emigrò a Stoccolma nel 1581 e acquistò proprietà nel vicolo nel 1597 e nel 1599, aprendovi anche un negozio.

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Riddaholmen e la Terrazza di Evert Taube

Per arrivarci ho attraversato un’altra parte interessante di Stoccolma, che è Riddaholmen, che colpisce per l’omonima chiesa e uno slargo imponente.  La prima è del XIII secolo in mattoni rossi che accoglie le spoglie dei reali svedesi . La seconda è la Terrazza di Evert Taube , affacciata sul lago Mälaren . Fu pensata per immortalare un illustre  trovatore, compositore e cantante svedese del Novecento. Se riuscite a essere qui a fine Aprile assisterete alla celebrazione della notte di Valpurga, festa pagana che con tanto di fuochi abbraccia l’arrivo della primavera.

Se siete alla ricerca di scorci da fotografare qui avrete l’imbarazzo della scelta. Come il profilo del Municipio di Stoccolma, il Västerbron (“Ponte dell’Ovest”) , è Lady Hutton, uno yacht di lusso che da albergo. Barbara Hutton, una delle tanti moglie dell’attore Cary Grant, fu l’artefice di questa incredibile trovata, allorquando ereditò l’imbarcazione dal padre.

Punti panoramici di Stoccolma

Nelle vicinanze altri panorami mozzafiato sono visibili da Fjallgatan una piccola strada verso Soderlman. Se siete armati di pazienza potrete pure osare altro spettacolo sul mar Baltico  dalla collina di  Monteliusvagen .

Se siete stanchi poi fate una pausa nello storico caffè Fafangan, per poi proseguire verso la meta hippy di Sofo, vecchia arteria cittadina recuperata ad hub modaiolo  e alternativo . Perché in fine  non ammirare qualche scatto d’autore al Fotografiska? Vi aspetta una collezione di instantanee di tutta la Svezia, di artisti del calibro di : Martin Schoeller, Annie Leibovitz e David Drebin! Adesso addentriamoci nelle gemme più gettonati della città vecchia di Stoccolma .

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Parlamento svedese (info orari e visite)

Il Parlamento svedese o  Riksdag è situato nell’ isola di Helgeandsholmen  dal 1971.  Composto da due corpi  collegati da passaggi coperti e canali sotterranei fu costruito tra il 1897 e nel 1905 su progetto dall’architetto Aron Johansson.

In stile neobarocco ha dimensioni monumentali ed è caratterizzato da vari ambienti. Quali  l’emiciclo, che è la tribuna dei dibatti parlamentari.  Seguono una scala e hall in marmo, e diverse sale . Una per la discussione sulle finanze.  Un’altra piena di affreschi e sormontata da volte di vetro , cosa che dona un tocco di estrema raffinatezza all’intera struttura ottagonale. E per finire quella per i ricevimenti che si srotola in una  una galleria di 45 metri.

Se siete attenti ai dettagli non potete non scovare La statua della volpe  ,  (Laura Ford)  rappresenta un clochard  con viso di volpe, vestito co stracci  . Il messaggio è la triste contrapposizione tra la ricchezza dei centri urbani e la miseria in cui stanno i senza tetto. 

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Kungliga Slottet   (info orari e visite)

Il  Kungliga Slottet  (1697) è  il palazzo reale . Costruito su un vecchio castello medievale e distrutto da un incendio è  un esplosione di  Barocco.  Capolavoro di    Nicodemus  Tessin  il giovane che si ispirò al palazzo Bernini di Roma ,  è la  residenza ufficiale dei reali di Svezia.

Troverete  :  appartamenti reali, gioielli della corona, biblioteca, trono della regina, carrozze, e tre  musei . Di notevole interesse è la cappella reale : decorata in oro e marmo risale alla fine del XVII secolo. Il suo elegante organo cattura l’attenzione di tutti i visitatori, così come le sculture, le statue e gli affreschi del tetto. Assicuratevi di assistere al cambio guardia delle Forze Armate svedesi ( lunedì – sabato 12.15 ;  domenica 13.15 , cantando l’ inno degli  ABBA) .

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Storkyrkan Cattedrale (info e visite)

Storkyrkan è la Cattedrale intitolata a San Nicola. Frutto di mix di stili architettonici (gotico e barocco) risale al XIII sec. Storia millenaria , fu la prima chiesa di Stoccolma . Già citata  in alcune fonti  nel 1279 è il tempio  cristiano più sacro  per gli abitanti. Al suo interno sono avvenute cerimonie di investitura, matrimoni reali e altri eventi di grande portata storica.

Tra gli elementi più singolari: la Statua lignea di San Giorgio e il drago che celebra il potere sulla Danimarca (1489).  Si menziona ancora  il dipinto Vädersolstavlan, che è la più antica immagine conosciuta di Stoccolma ( 1632)  Il monumentale pulpito è in stile barocco francese .

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 Chiesa Finlandese 

La  Chiesa Finlandese è l’acquisto di un tempio in barocco nel 1725 dalla comunità finaldese autorizato dal re Fredrik I. Semplice all’esterno e senza campanile internamente è di forma rettangolare e abbellito da una croce,  stemmi e un altare ( Lorens Gottman ,  1734) raffigurante la Resurrezione di Cristo, e lampadari. Si può accedere gratuitamente come nella Chiesa Tedesca di Sanata Gertrude (XIV),  fatta per volere di mercanti tedeschi,

La vera star sta nel cortile adiacente , che è   Jarnpojken  o Iron Boy , ovvero il monumento più piccolo della città di 15 cm del 1957 . Cosa è?  Una scultura in ferro, metà del secolo , di  Liss Eriksson .  Si è ispirato alla sua infanzia; ogni volta che non riusciva a dormire si rannicchiava nel suo letto e guardava la luna dalla finestra. 

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Nobelmuseet (info e visite)

Come non recarsi presso il  Nobelmusee o Muse Nobel   ( 1895 ) racconta di questo premio dato alle menti eccelse della scienza. Fu istituito dal chimico svedese Alfred Bernhard Nobel   (1833–1896), che  ha vissuto tra San Pietroburgo, Stoccolma e Parigi. Con le sue geniali invenzioni ha contribuito al progresso tecnologico .

Prima di morire si convinse a lasciare per testamento il suo immenso patrimonio a un premio da conferire annualmente a menti illustri responsabili dell’evoluzione dell’umanità in tutti i campi del sapere. Al presente è uno dei riconoscimenti più prestigiosi che un essere umano possa ricevere per le sue scoperte a prescindere dall’umanità.

Ristoranti a Gamla Stan

Strandvagen

Come non rilassarsi percorrendo il lungomare di Stradvagen , un viale (XIX sec.) di Östermalm, altra stupefacente zona di Stoccolma.  Subito si notano file di nobili ed eleganti costruzioni in stile jugend .  Si susseguono per 1200 metri fino al ponte di Djurgården , il polmone verde dove si tenne la Grande Esposizione  del 1897.

Proprio in questa distesa di verde ci stanno due musei eccezionali che non mi  farò scappare al prossimo ritorno. Esattamene il Museo degli Abba, consacrato alla mitica band svedese , e il Museo Vasa, che custodisce un vascello vichingo del 1600.

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Arcipelago svedese , un giro in battello

A Stradvagen si passeggia tra splendidi caffè ,  pittoresche imbarcazioni e rinomati hotel quali  l’  Esplanade e il Diplomat .  Posizione strategica oltretutto per le gite per l’arcipelago svedese,  24.000 isolotti   di varie dimensioni.

Non potevo sottrarmi a questa magia e dal molo 15 per due ore mi sono immersa in una natura dal sapore tutto nordico in direzione di  Vaxholm . Per info :  get on your guide,  molo 15, battello   M/S Östanå  del 1906 .

Cucina Svedese

Dopo questo assaggio di Svezia, sono passata a qualcosa di più serio mettendo le gambe sotto il tavolo del ristorante Slingerbulten in Stora Nygatan 24, 111 27 a Gamla Stan- Consigliatissimo da ogni guida di rispetto, in un ambiente in informale e intimo ho divorato delle deliziose silltallrik, acciughe al burro e panna acida .

Vi chiederete se ho provato le  immancabili polpette affogate nel purè di patate e  marmellata di mirtilli rossi. La risposta è assolutamente sì. Sono le cosidette köttbullar med mos och sylt . Una ricetta che affonda le radici in Turchia, trasportate in loco dal re Carlo (XVIII secolo) dopo che aveva trascroso un periodo di permanenza nell’impero Ottomano per motivi bellici e politici. Naturalmente sono migliori di quelli che si mangiano all’Ikea!

Come nasce Ikea!

Sta a voi decidere se passare  nello store  a Norrmalm del colosso svedese di mobili ormai sdoganato in tutto il globo ( 300 negozi in 25 nazioni) . Di certo è singolare la sua nascita. Fu ormai il defunto Ingvar Kamprad (1936-2008) a concepire il mobilificio per eccellenza a soli 17 anni. Dislessico e povero cominciò registrando la sua attività che inizialmente si limitava a vendere articoli per la casa. Più tardi si allargò alla mobilia conquistando il pianeta.

Questo motore di arredamenti prese il titolo dalle sue iniziali seguite da quelle della fattoria di famiglia (Elmtaryd) e del suo villaggio natale (Agunnaryd). Tanto di cappello al signor Ikea che ha riportato il design alla sua funzione originaria cioè quello scatenato dal Bauhaus: costare poco perché deve portare il bello a tutti!

Alcuni tra i più tipici piatti svedesi

Tornando alla cucina svedese  c’è differenza tra il nord dove si prediligono le carni (alcevitellorenna e maiale) e il sud dove prevalgono le verdure. Per noi italiani è difficile forse apprezzare totalmente questi gusti così semplici, severi anche se molto salutari, che prevedono comunque dei contrasti notevoli . Pensate al loro piatto unico il flygande jacob , uno sformato svedese  di pollobananebaconpanna montatasalsa chili e arachidi tostate. O la pölsa, un intingolo di varie frattaglie di manzo.

Tra i primi vanno forti le zuppe di ogni tipo, per i secondi pesce e carni sono tra i più comuni con contorni di patate e verdure varie. Il salmone impera sovrano in ricette piuttosto basiche come il gravad lax , marinato in sale grosso, aceto, zucchero, aneto e pepe nero. Oppure più complesse come nel laxpudding, pasticcio preparato con patate, cipolle, burro, uova e latte. Se siete di palato più fine per voi c’è l’aragosta blu di Göteborg.

7 specialità svedesi

Ricca in  pani di diverse farine, cereali integrali, proteine ​​e omega-3 ecco un breve elenco di alcune  specialità della gastronomia salata svedese :

  1. Toast Skagen: antipasto di cocktail di gamberi sgusciati insaporiti con maionese, aneto , limone, e guarniti con uova di pesce e serviti su pane croccante spalmato con mostarda di Digione ;
  2. Rodbetsallad: un’insalata di barbabietolerosse bollite, mele ,  cetriolini sottaceto ,  e  rafano ;
  3. Falukorv: wurstel svedese fritto o grigliato infilato nel panino e voilà un hot dog spennellato da senape ;
  4. Husmanskost: spezzatino di vitello cotto nell’aneto, carote, alloro, panna, e cipolla e sfumato con dell’aceto.
La fika svedese è pazzesca!

Non siate maliziosi! Non mi sto riferendo alle bellissime sventole svedesi chilometriche, bionde con tanto di occhi azzurri! La fika in Svezia è quella breve pausa da fare in qualsiasi momento della giornata quando il corpo lo richiede. Da fare sorseggiando qualcosa di caldo come un buon caffè, da cui deriverebbe la stessa parola (con le sillabe invertite!) .

La fika è dunque un rito per gli svedesi che generalmente l’accompagnano con dolci come i kanelbulle,  brioche a forma di girella aromatizzate alla cannella, vaniglia e leggermente zuccherato. Altre prelibatezze zuccherose sono:

  1. Risgrynsgröt e Pepparkakor : budino di riso e biscotti alla cannella per celebrare il Natale o quando si crede più opportuno per gola!
  2. Nyponsoppa: è una zuppa  di rosa canina .  Si assume  come bevanda o come dessert con latte , panna o gelato alla vaniglia insieme a piccoli biscotti alle mandorle;
  3. Filmjölk: uno yogurt acido a cui si aggiunge muesli e zucchero;
  4. Prinsesstårta: è un tipo di torta svedese, costituita da fette di pan di Spagna farcite con crema alla vaniglia;
  5. Lingonberries: una golosità di dolce ai mirtilli e mele molto popolare che fa breccia tra adulti e bambini;

Skeppsholmen

Incastonato tra Gamla Stan e DjurgårdenSkeppsholmen è una piccola terra collegata alla località chic e blasonata   di  Östermalm dal Skepssholmsbron,  il famoso ponte della corona . Fatto in ferro è del  1861. In realtà qui esisteva un ponte di legno sin dal 1600.  Sparì dopo  un incendio. E’ lungo 165 metri ed è noto per la corona dorata, fissata alla ringhiera, che lo decora più o meno al centro.

Proprio per essere incastonato in mezzo al Mar Baltico, divenne per Stoccolma  dal XVII secolo base per la Marina Reale. Dal 1968, anno in cui il complesso militare fu spostato in altrove i fabbricati sono stati occupati da scuole, musei e istituzioni culturali.

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Cosa vedere a Skeppsholmen

Si cammina beatamente a Skeppsholmen, che comprende anche l’isola di Kastellholmen .  Lungo il molo Brobänken si possono contemplare splendide barche a vela, pescherecci o navi da guerra , alcune delle quali sono abitate. Qui si celebra il festival estivo dello Stockholm Jazz Festival. Un appuntamento annuale che ha celebrato il suo 20º anniversario nel 2003,

Notevole è  la chiesa Skeppsholmskyrkan ( 1823-1849 ) . Prima c’era una chiesa  in legno andata persa dal fuoco devastante  del  1822. Inaugurata dal re Carlo XIV Giovanni  (1842) fu progettata dall’architetto Fredrik Blom . A parte il parco Skeppsholmsgården protagonista a Skeppsholmen  è in assoluto il Moderna Museet , ovvero  museo moderno di cui vi accenno qualcosa in basso.

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Moderna Museet  ( info orari e visite)

Moderna Museet è uno dei principali musei di arte moderna e contemporanea in Europa! Progettato da Rafael Moneo, si estende per  5000 m2 di aree espositive  che presentano tutta la creazione artistica a partire dal 1900 a oggi

Il museo comprende opere maestose di : Pablo Picasso, Andy Warhol, Ljubov Popova, Salvador Dalí, Meret Oppenheim, Robert Rauschenberg, Donald Judd e Irving Penn, e  tanti altri artisti contemporanei . Accessibile a tutti e interattiva, la collezione comprende : dipinti, sculture (anche poste all’aperto)  installazioni, film, video, disegni e stampe di artisti svedesi e internazionali del XX e XXI secolo, nonché fotografie dal 1840 ai nostri giorni. Oltre alla sua parte museale, il Moderna Museet  comprende anche un negozio e un ristorante che si affaccia sulle incantevoli coste dell’isola.

Maurizo Cattalan

Tra i più chiacchierati ed acclamati artisti italiani Maurizio Cattalan si guadagna un posto d’onore. E me lo sono ritrovato al Moderna Museet  con la sua personale intitolata The third Hand, una riflessione sul potere. Accanto a lui altri artisti del calibro di :  Eva Aeppli, Cecilia Edefalk ,  Lena Svedberg e Rosemarie Trockel

Padovano , classe 1960 Maurizio Cattalan  non ha mai frequentato nessuna scuola o accademia. Dopo il diploma a un istituto tecnico ha fatto vari lavoretti per mantenersi fino al suo impiego da infermiere. Per non annoiarsi elaborava creazioni , le fotografava e le inviava a varie gallerie. Una di quelle che per prime  lo lanciò fu la Neo di Bologna. Artista piuttosto discusso dopo l’acquisto di un collezionista della sua banana attaccata a un muro con del nastro adesivo, può piacere come non piacere . L’arte moderna rimarrà sempre un mistero , ma è l’espressione della nostra era.

Per cui facciamocene una ragione, e ciò fa riflettere. Come dice il maestro ogni cosa può essere rivalutata se cambia il contesto. Pensate appunto al frutto giallo appiccicato in una teca museale! Lui non è mai stato molto versatile a interviste o a spiegare bene cosa vuole trasmettere con la sua arte, perché, a detta sua laddove si capisce perde d’interesse!

The Third Hand a Stoccolma

Mi piace molto l’arte ma posso solo riportare e non criticare quello che è passato davanti i miei occhi, che oggettivamente, mi ha lasciato un po’ perplessa. Tra i vari soggetti strani e comunque ognuno con un loro significato ben preciso mi hanno stravolto:

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National Museum (info orari e visite)

Allocato  nella penisola Blasieholmen Il Nationalmuseum è il museo d’arte più acclamato di   Stoccolma.  Furono  il re Gustavo III e Carl Gustaf Tessin i suoi ideatori e benefattori esponendo un’impressionante collezione d’arte.

Per l’esattezza oltre 700.000 tra oggetti di arte, mobili, ceramica, vetreria, sculture, dipinti, porcellane , grafica e  design moderno dall’Alto Medioevo a ora. Una menzione particolare meritano le teledi :  Carl Larsson, Anders Zorn, B. Liljefors, Ruben, Degas,  Rembrandt , El Greco, Renoir , Goya, Manet, e  Gauguin. Tanto altro ancora  è racchiuso in questo tesoro fatto tra il 1844 e il 1866 in stile rinascimentale per mano dell’architetto tedesco Friedrich August Stüler.

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Conclusioni. Stoccolma in un weekend

Non potrei concludere meglio che invitarvi  a staccare u biglietto per Stoccolma . Una fuga romantica o un regalo per la propria famiglia è adatta a tutti i tipi di viaggiatori che vogliono esplorare il grande Nord e vivere qualcosa di estremamente unico.

Stoccolma è una Venezia tutta scandinava che si adagia sulle sue acque cristalline e si illumina di luce per periodi più lunghi dei nostri. Vedere il sole calare alle 10 di sera è una sensazione forte che  porterò sempre dentro di me . Questo e altro vi aspetta nella severa e briosa urbe.  Non fatevi ingannare dalla sua aria ordinata e pulita , perché sotto sotto è una city che adora fare tardi fino a notte fonda e trabocca di luoghi incantevoli.

Qualcuno anche molto estroso e all’avanguardia come il cimitero  di Skogskyrkogården  (1915-1940) . Ubicato a  Enskede fu realizzato dagli architetti Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz. La loro missione era quella di creare un’unità di paesaggio ed edifici che offrisse ai visitatori un’esperienza di vita e morte, speranza e dolore, luce e oscurità, natura e architettura: il ciclo della vita. Fate buon viaggio!

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O’ Vagnitiello, parco termale a Ischia

O’ Vagnitiello, parco termale a Ischia

“Quando torno ad Ischia le ordino di essere perfettamente uguale a come era, e lei, la mia fattucchiera, mi obbedisce”
Erri De Luca

O Vagnitiello , parco termale a  Ischia. Il gioiello di Casamicciola

Ancora una volta O’ Vagnitiello parco termale a Ischia   mi ha curato temporaneamente  l’ischite acuta. Cosa è? Una dipendenza d’amore verso l’isola verde, perla indiscussa del Golfo di Napoli. Chi me l’ha trasmessa ?  Il vino della cantina Tommasone e l’ospitalità e l’affetto di Peppino e Olimpia, gestori di Albergo Locanda sul mare, a Ischia Porto.

Grazie alla mia ormai famiglia campana ho scoperto O’ Vagnitiello parco termale a Ischia  .   Nel cuore della deliziosa cittadina di Casamicciola si adagia questa oasi termale , dove per qualche giorno di giugno ho staccato la spina . Rigenerandomi. Che aspettate a farlo anche voi? Non esitate nemmeno un secondo a prenotare un soggiorno in questi posti unici al mondo . Un regalo che fate al vostro corpo e alla vostra anima. Buona lettura.

Luciano Schiano

Sono stata ospite una giornata intera a O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. Luciano Schiano  , il proprietario , e la figlia Roberta mi hanno aperto le porte di questo paradiso termale . Incastonato come una gemma in una natura  di una bellezza prorompente O’ Vagnitiello parco termale a Ischia mi ha letteralmente sedotto non solo per le sue acque benefiche. Infatti oltre le terme si può anche pranzare , bere un drink o cenare a picco sul mare!

A gestione familiare e curato da uno staff giovane e altamente professionale la prima cosa che mi ha colpito del O’ Vagnitiello parco termale a Ischia è la sua posizione . Lontano dal caos cittadino di Casamicciola ci si arriva a piedi o per mezzo di piccoli mini van che fanno servizio giornaliero di trasporto.

Come è fatto  O’ Vagnitiello parco termale a Ischia?

Si cammina lungo gli scogli che si affacciano direttamente sul blu cobalto del Tirreno . I primi ad accoglierti sono i gabbiani che volteggiano quasi fossero i padroni di questi luoghi benedetti da Dio e baciati dal sole.

Poi si arriva all’ingresso che raccoglie tutto il complesso de O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. Esso è costitutio di :

O ‘ Vagnitiello , la storia di Luciano Schiano

Senza dubbio la cucina ischitana a base di esce fresco e i panorami mozzafiato su Napoli e il Vesuvio sono stati dannosi per la mia salute! Nel senso che devo andarci presto un’altra volta per riprendermi dal mio male, cioè il desiderio di tornare sempre a Ischia!

Dopo avere fatto un tuffo nel parco termale e nelle acque cristalline da cui si scorgevano i fondali, ho intervistato Luciano . Aveva molto da fare . Ma mi ha concesso un po’ del suo prezioso tempo per parlarmi della sua storia . E  di come nasce O’ Vagnitiello parco termale a Ischia, che   comunque affonda le sue origini in una leggenda. Il gesuita Camillo Eucherio Quinzi (1726) riporterebbe in un poema che in questo posto Acmeno, il figlio di una ninfa, sarebbe stato trasformato in un torrente guaritore.

Dal mito a oggi 

Per quanto affascinante possa essere una favola antica, esistono diverse testimonianze dell’utilizzo a scopo terapeutico delle acque di questa parte di Casamicciola. Precisamente nei documenti del medico calabrese Giulio Iasolino, diede un impulso decisivo alla moderna medicina termale (1500).

Vi riporto  intanto il testo dell’intervista con Luciano Schiano  che mi ha commosso. Traspare da ogni parola la  passione per la propria terra , per il proprio lavoro e gli affetti di sempre. Valori che non sono del tutto perduti e che ancora restano in piedi per farci sognare. Come la nascita de O’ Vagnitiello parco termale a Ischia. 

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Due chiacchiere con Luciano

Io: “Salve, mi chiamo Stefania . Sono del blog Weloveitaly.eu . Oggi sono al O’ Vagnitiello  con il signor Luciano , che  in un minuto o forse  meno racconterà la storia di questo paradiso a Ischia”

Signor Luciano: “Allora, questo signore che vedi in foto era mio nonno, il quale era il colone di questa proprietà.  Allora giustamente lui ogni anno quando faceva il mosto portava le botti di vino giù.  A lavarle con l’acqua di mare .

Essendo che l’acqua di mare era piena di alghe, il nonno fece un pozzo.  E scoprì l’acqua calda.  Intorno a questa sorgente di acqua calda che mio nonno scoprì è nato tutto O’Vagnietiello che oggi noi vediamo”

Io: “Le faccio una domanda, come si chiamava suo nonno?”

Signor Luciano: “Luigi”

Io: “Dopo Luigi, signor Lucino?”

Signor Luciano: “Dopo Luigi è venuto il mio papà che si chiama Niello, che ha cominciato con le barche a fare il trasporto da Casamicciola a O’ Vagnietiello . E poi con il tempo abbiamo comprato una barca nuova.  Più grande  con il pontile. E portavamo i  primi tedeschi. E quando mio nonno faceva la vasca di pietra per arrotondare un po’ mio nonno mi faceva l’occhiolino .

Io andavo nel terreno facevo l’uva, i fichi.  Facevo le prugne, le albicocche e le portavo ai tedeschi con un cassettina. Mi facevo rosso rosso ma ho buscato le prime venti lire”

Io: “Che meraviglia, e in tutto questo che periodo era , che anni erano ?”

Signor Luciano: “Anni ‘60 , ‘70. E poi da tutta questa avventura iniziale è nato questo posto che si chiama O’ Vagnitiello”

Io: “Signor Luciano La ringrazio per la sua gentilezza, il suo tempo e ci si rivedrà in un altro tempo”

Signor Luciano: “Tante cose belle”. 

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Conclusioni . O’ Vagnitiello parco termale a Ischia

O’ Vagnitiello parco termale a Ischia è una meta esclusiva per trascorrere delle vacanze all’insegna del benessere fisico e mentale. Diventa anche un modo per visitare Ischia , che è vasta e offre tanto da vedere e fare. Dal mare alla montagna sarete sedotti da angoli di un fascino unico.

Una permanenza O’ Vagnitiello parco termale a Ischia vuol dire  coccolarsi e viziarsi Per poi procedere alla scoperta di questo atollo campano che ha fatto innamorare attori, imprenditori e registi. Un pezzo d’Italia che ci invidiano all’estero per il suo ricco patrimonio culturale, artistico, paesaggistico ed enogastronomico. E soprattutto per il calore e il sorriso della gente che è quello che non va più via dalla vostra testa.

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Cantina Sauska, Ungheria

Cantina Sauska, Ungheria

“Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che ogni giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno… e non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione?”

Cantina Sauska in Ungheria , l’oro rosso dei Magiari

Senza dubbio la visita alla Cantina Sauska in Ungheria è stata un’esperienza indimenticabile. La primavera mi ha risvegliato la voglia di volare per cui un weekend di Aprile mi sono fiondata nel cuore di Tokaj-Hegyalja, la zona vinicola (22 in tutto) più antica e prestigiosa della nazione. Un viaggio quello nella Cantina Sauska in Ungheria che attraverso il vino mi ha fatto conoscere un altro pezzo della magica terra dei Magiari, di cui  mi ero  innamorata in un mio viaggio precedente  a Budapest.

Così mi sono avventurata per qualche giorno in due zone interne ungheresi: quelle  di Tokaj ed Eger . Un cambio di direzione che dalla modernità e dal caos delle metropoli mi ha riportato ai ritmi lenti e alla genuinità della vita rurale. Giorni intensi spesi esplorando  questi luoghi ameni e miseriosi alla ricerca dei loro nettari divini.

In questo breve articolo vi parlerò della storia incredibile della Cantina Sauska  , ossia quella del suo fondatore . Mi riferisco a Christian Sauska, un imprenditore di successo con la passione per il vino, una forza straordinaria che sta rimodellando il  panorama vinicolo ungherese con il suo approccio innovativo e il suo incrollabile impegno per la sostenibilità .

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Chi è Christian Sauska?

Nato nel piccolo villaggio ungherese di   Somberek  nel 1948,  Christian Sauska trascorse la sua infanzia a Budapest, Finito il lice e con la passione per il basket, si trasferì negli USA nei primi anni ’70. Lavorava in una fabbrica di giorno e studiava all’università di notte.

Diventò ingegnere e realizzò una propria azienda di tubi fluorescenti. Fece soldi e intanto si innamorò dei vini francesi tastando una bottiglia di Bordeaux del 1966. Nel 2010 decise di investire sul vino e con la seconda moglie Andrea, da cui ebbe tre figli, aprirono in tutto due cantine.

Cantina Sauska , un nuovo modo di fare vino

Che dire la Cantina Sauska è la  visione dell’ omonima famiglia che la gestisce da venti anni che si estende oltre la semplice produzione di vini eccezionali. Produttori vitivinicoli che hanno saputo riconoscere il potenziale del settore vinicolo ungherese portandolo a competere a livello internazionale.

La Cantina Sauska si trova sulla cima del pendio meridionale di Padi-hill. L’edificio è una meraviglia. SI articola in due grosse conchiglie  ciascuna di  36 m diametro,  attorno alle quali  ruotano ampie terrazze. Un’architettura studiata e ricercata, basata chiaramente sul legame profondo con il Creato e della  vista  su vigneti ondulati. Internamente si sviluppano il luoghi per la lavorazione e l’invecchiamento del vino, un ristorante e un bar.

Il risultato del loro lavoro e del loro amore per questo mestiere è stato un portafoglio di vini unico che punta principalmente sulle varietà locali. Tra queste le uve Furmint, Hárslevelű e Muscat Lunel  . Solo per anticiparvi qualcosa . Tecnologie all’avanguardia per plasmare la tradizione vitivinicola unghere dove qualità e rispetto per l’ambiente sono sempre messi al primo posto.

Chissà che non vi verrà voglia di andarci pure voi per perdervi in un angolo unico  al  mondo, pieno di storia, cultura, arte, paesaggi, cibo e  vino di tradizione mitteleuropea. Buona lettura.

Cantina Sauska, la storia di un successo e  della ripresa del vino in Ungheria

Sicuramente  la ricca cultura vinicola e il terroir diversificato dell’Ungheria stanno ora prendendo il centro della scena vinicola mondiale. Questo cambiamento può essere attribuito agli sforzi di viticoltori lungimiranti . Come quelli della Cantina Sauska ,  che si stanno spingendo oltre  confini ,  sfidando le vecchie norme con il loro approccio innovativo.

I vini ungheresi hanno da sempre suscitato un certo interesse per la loro eccezionalità. Primo fra tutti il celebre  Tokaji Aszú ( XVII sec.)  . Si tratta di quell’ elisir  secco che,  ricavato dalla muffa nobile (Botrytis Cinerea) ,  ha fatto sognare gli zar russi. La loro  millenaria gloria è stata offuscata:

  • Dalla fillossera nel 1880 ;
  • Da due guerre mondiali ;
  • Quaranta anni di collettivizzazione comunista .

 Se ne faceva poco di vin all’epoca ,  di scarsa qualità e non superava la frontiera. Dopo il termine della guerra fredda le imprese vinicole ripresero a produrre vino di qualità, modernizzando le tecniche produttive e la filiera di distribuzione.

I vigneti della Cantina Sauska: Tokaj e Villány

Tra gli innovatori in questione ecco emergere Christian Sauska. Il suo obiettivo è stato quello di fare vini che rispettassero il terroir delle vigne  ungheresi . E in linea con il suo background ingegneristico, utilizzassero le ultime tecnologie per farlo. Per arrivare a ciò  ha arruolato  nel suo team l’aiuto di consulenti di livello mondiale.

Un aspetto significativo di questa recente  rivoluzione del vino in Ungheria è l’attenzione della Cantina Sauska sulle loro vigne a Tokaj (nord- est) e Villány ((sud-ovest). Due aree vinicole queste  su cui nessuno avrebbe mai scommesso .

Sono state messe in ombra da altre più affermate, e adesso sono letteralmente esplose. Ognuna di esse ha delle caratteristiche climatiche e geologiche uniche per fare grandi vini .

Tokaj il vigneto

Tokaj  (70 ettari) si distingue per i suoi terreni vulcanici . Gábor Rakaczki è l’enologo .  Stefano Dini è il responsabile dei vigneti piantati per lo più con Chardonnay, Sauvignon Blanc, Hárslevelű, Sárgamuskotály e Pinot Noir. Si danno vita a bianchi incredibili :

Villány la Bordeaux d’Ungheria

Villány  (80) ettari è conosciuta  per i loro blend bordolesi fatti con :  Cabernet Franc, Merlot e Cabernet Sauvignon. Per non parlare dei rossi ottenuti dalle uve locali di Kadarka e Kékfrankos

Beneficia di un clima mite , con ottima esposizione solare  e suoli calcarei ben drenati, che forniscono le condizioni ideali per fare  vini rossi ricchi e corposi.

Laszlo Latorczai è l’enologo e Peter Pohl è il responsabile dei filari. Il loro vino di punta, il Sauska Cabernet Franc , che  esemplifica questo stile audace. Con il suo colore rubino intenso e gli aromi di more mature, erbe e spezie, cattura i sensi dal primo sorso. I tannini vellutati del vino e il finale lungo e persistente rivelano la sapiente maestria artigianale e l’attenzione ai dettagli per cui la Cantina Sauska è divenuta  famosa. Si possono fare  tour enologici per i più appassionati.

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Tokaj, non  solo vino!

Atraversata dal fiume Brodog,  città di Tokaj fa parte della contea di Borsod-Abaúj-Zemplén a 54 km dal capoluogo Miskolc . Menzionata per la prima volta in un documento nel 1353,  fu invasa dai  Mongoli, nel XIV secolo  e dopo  il 1450 passò sotto il governo di varie famiglie nobili.

 Tokaj rappresenta l’intera regione vinicola di Tokaj-Hegyalja dove appunto si fa il vino Tokaj , di cui l’ Aszú è , come già detto, la variante più popolare. Non a caso  Luigi XV di Francia lo definì come “il vino dei re, il re dei vini”.  L’ area si estende su 27 villaggi per un totale di  circa 5.400 ettari di vigneti piantati ( esistenti dal 1067 ) .

Tokaj-Hegyalja  si svela nella sua essenza vitivinicola percorrendo la Strada del vino TokajHegyalja. Attraverso altri villaggi incantevoli come Mad, Tallya ed Erdöbenye, questo è un percorso meraviglioso da non farsi mancare. Andrebbe fatto tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre al momento della festa del raccolto. Un festival che prevede sfilate, musica popolare e, naturalmente, degustazioni di vino dopo la vendemmia annuale.

3 cose da vedere a Tokaj

Dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2002 per la sua bellezza  e per la sua tradizione vitivinicola storica,  Tokaj oltre al vino offre  altro da vedere:

  1. Chiesa della Santissima Trinità: costruita nel XVIII secolo (in stile barocco), la chiesa è posta in ienro centro ed  è molto suggestiva per i suoi interni impressionanti, tra cui elaborati affreschi, altari decorati e splendide vetrate;
  2. Museo Tokai: una visita qui è d’obbligo per esplorare la storia della vinificazione del Tokai. Ospitato in un edificio storico nel centro della città, il museo presenta mostre che ripercorrono la storia della cultura dell’uva nella regione dai tempi antichi ai giorni nostri. Il museo ospita anche una collezione di attrezzature tradizionali e una mostra completa sullo sviluppo del famoso vino Tokaj Aszu;
  3. Castello di Rakoczi: situato sulle rive del fiume Tibisco  è una fortezza storica le cui origini risalgono al XVI secolo. I visitatori possono esplorare le vecchie mura e godere di viste panoramiche sul fiume.

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Eger , mamma mia i Turchi!

Anche Eger  (55 mila abitanti ) chiaramente sfoggia un suo passato enoico antico e di gran pregio. Incastonata tra i Monti Bükk, parte della sua produzione vinicola è visibile nelle 200 cantine sparse per la Szépasszony Valley .  Sarebbe in Italiano traducibile come  la  Valle delle Belle Donne in onore  di una dea dell’amore o di una graziosa nobile di queste parti. Citata spesso dagli scrittori ungheresi Sándor Petőfi, Mihály Vörösmarty e Sándor Márai la Szépasszony Valleysi trova a circa 2 km dal centro della cittadina  e si possono  fare degustazioni e acquistare al dettaglio a prezzi accessibili.

Comunque Eger si deve assolutamente ricordare per  il suo vino rosso corposo e speziato  Egri Bikavér .  Vuol dire sangue di toro , che secondo una leggenda (XVI sec.),  rese  poco più di 2000 soldati ungheresi invincibili contro i turchi. Una vittoria dovuta pure per l’eccezionalità del condottiero István Dobó.

All’eroe è dedicata una  piazza nel centro della  Città Vecchia preziosa per la sua basilica (XIX sec.) . Purtroppo, gli ottomani tornarono a Eger  nel 1599 e ci rimasero un secolo.  La prove di quel periodo è  un minareto alto 130 piedi e il tradizionale bagno turco.

4 cose da vedere a Eger

Eger è un piccolo scrigno che svela alttre 4 gemme :

  • Castello di Eger: si può visitare per i suoi punti panoramici e la sua imponenza con i resti della cattedrale gotica, le sue sotterranee  e il palazzo vescovile gotico (l’unica parte del complesso rimasta dal XVI secolo). C’è anche un museo che racconta la sua  storia;
  • Terme: immergetevi pure nelle acque pure di queste fonti benefiche del XXI sec. fatte da sette piscine con temperature diverse , cascate e divertimenti. Sarete i primi a sfruttare i benefici del sottosuolo di Eger;
  • Museo dei Beatles: frutto della passione di un professore di Inglese a Eger sorge Egri Road , una delle quattro esposizioni permanenti sui Beatles al mondo. Le altre si trovano a Liverpool, Halle (Germania) e Buenos Aires. Ha aperto i battenti il ​​15 maggio 2015 presso l’Hotel Korona Eger;
  • Liceo Arcivescovile : una delle scuole più rinomate della nazione con affreschi di A. Maulbertsch che ospita un’eccezionale biblioteca con tomi di valore e un museo astronomico.

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Conclusioni. Cantina Sauska, Ungheria

Vi raccomando vivamente di partire per l’Ungheria in qualsiasi momento dell’anno perché è spettacolare in ogni stagione. Il carisma del suo popolo è davvero riconoscibile sotto ogni forma, non solo nella resistenza contro gli oppressori ma anche nelle loro grandi personalità distinte in vari campi. Basti solamente citare personaggi quali Kubrik l’inventore del cubo, Puskas il calciatore d’oro, e tanti altri ancora.

 La Cantina Sauska mi ha fatto incontrare il vino ungherese in tutte le sue massime espressioni, facendomi girare altri paradisi di questo stato così affascinante. Il modo migliore per perdervi nei suoi meandri da sogno è affittare un macchina , perché i collegamenti tra i vari punti  l’Ungheria non sono serviti eccezionalmente dai mezzi pubblici.

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Trieste in 5 giorni

Trieste in 5 giorni

“…Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà….”

Umberto Saba

Trieste in 5 giorni

Senza dubbio  visitare Trieste in 5 giorni a Pasqua per me è stata un’esperienza indimenticabile. Si tratta dello spettacolare capoluogo (199 305 abitanti)  del Friuli Venezia Giulia ,  una regione a statuto speciale vigorosa e da secoli crocevia di culture diverse per la sua posizione geografica. Una realtà quasi a se stante posta come è al confine con Slovenia e Austria e  incastonata tra l’ altopiano carsico l’Adriatico .

Trieste in 5 giorni mi ha anche fatto rendere conto di una cosa. Normalmente ci si riferisce con il termine Friuli Venezia Giulia  all’intera superficie territoriale .  In realtà si tratta  di due aree distinte , che si sono unificate   tra il 1954 e il 1975 dopo tante controversie che non sono ancora finite. In comune hanno solo la discendenza dall’imperatore Giulio Cesare.

Nello specifico il Friuli (da Forum Iuli l’antica Cividale del Friuli) comprende la provincia di PordenoneUdine e  Gorizia. Di quest’ultima una fetta appartiene invece alla Venezia Giulia (nome  proposto dal linguista G. I. Ascoli nel 1863). Essa  ingloba inoltre:   la  circoscrizione di  Trieste , l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.

Trieste in 5 giorni. Un piacevole ritorno

Ci sono ritornata a distanza di anni a Trieste , perché mi avevano folgorato Piazza Unità d’Italia e il Castello Miramare. La prima è come una baia di pietra  a ridosso di acque cristalline.   La seconda è una delle più impressionanti fortezze nobiliari a picco sul mare mai viste in vita mia.

Ovviamente Trieste in 5 giorni è stata molto di più di queste attrattive. Perché è davvero un luogo pieno di storia, arte, cultura, sapori,  nettari divini, e paesaggi mozzafiato. Un paradiso ancora poco gettonato, che vi accoglierà a braccia aperte. Scoprire Trieste in 5 giorni non basta per afferrarne l’ anima . Ma è un tempo sufficiente per inebriarsi del suo spirito docile e ribelle, e della sua delicata bellezza .

Che dire! Trieste in 5 giorni è stata una vacanza da sogno!  Una seducente città del nord est  baciata dal sole  e spettinata dalla bora  .  Trieste in 5 giorni mi ha regalato forti emozioni , che proverò a raccontare in questo articolo. Il risultato è una piccola guida in cui propongo degli itinerari da fare a piedi (https://www.triestemetro.eu/poi/2). Buona lettura!

Trieste in 5 giorni: tra mito e storia

Trieste in 5 giorni è stato un salto  dal passaggio degli Argonauti agli Illiri del  II millennio a.C. Roma conquistò Trieste (II secolo a.C.), la plasmò e ne fece un esempio riuscito di convivenza tra genti slave e italiche .

Girando per Trieste in 5 giorni non si direbbe fosse stata distrutta dalle invasioni barbariche del Medioevo. Piuttosto si percepisce da subito un’ impronta squisitamente mitteleuropea , che ci riporta alla dichiarazione di porto franco decretata da Carlo VI (1719). Questa  libertà di navigazione promossa dagli Asburgo  a Trieste fu dettata da ovvi vantaggi finanziari  a favore della casata nobiliare.

Fu un atto che però determinò un generale benessere economico per la comunità. A Trieste prosperò  il commercio . E tutto ciò che lo teneva saldo: da una Borsa alle grandi banche, da  importanti gruppi assicurativi  alle varie compagnie di navigazione.

L’età dell’ oro . L’Ottocento

Che dire,  una golden age con gli Asburgo che continuò fino a tutto l’Ottocento. Proprio quando l’impero austriaco (e poi austro-ungarico) si aprì con Trieste una fiorente porta sul Mediterraneo. Così da cittadina contadina e Italiana Trieste  si ritrovò a essere urbana e cosmopolita . Sull’onda di quest’apertura di confini commerciali giunsero molti stranieri. Etnie di ogni nazionalità, che furono perfettamente integrate dal governo al tessuto sociale triestino con il fine di arricchirlo.

La regina Maria Teresa d’Austria  permise ai forestieri di edificare una propria chiesa, scuola e un cimitero. Ovvero le basi religiose e culturali per la sopravvivenza di qualunque civiltà.  Questo spiega la presenza di svariati luoghi di culto camminando a Trieste in 5 giorni .

Trieste a metà Novecento

Il legame tra Trieste  e l’Europa centrale fu sempre basilare per la sua crescita.  Però il suo cuore batteva per l’ Italia fino a quando non venne incorporata nel regno nel 1918. Dopo il Secondo Conflitto Mondiale e la contesa dei suoi territori tra lo stivale e la Jugoslavia subentrò nuovamente l’occupazione italiana (1920).

Purtroppo la questione triestina durò per molto.  Come del resto nel resto del Friuli Venezia Giulia ,  passando sostanzialmente dalle mani di tedeschi e jugoslavi (1943) a quello degli Americani (1947). Altre spartizioni territoriali purtroppo lacerarono Trieste  (Memorandum di Londra 1954) , che finirono per fortuna con il trattato NATO del 1975

Trieste oggi

Nell’immediato dopoguerra Trieste tornò alla ribalta con il suo porto franco e uno slancio nell’ industria (siderurgia). Rimase e rimane comunque inalterata la sua indole  non solo culturale ma anche  scientifica e tecnologica. Ne è una prova il festival annuale della ricerca scientifica (trieste.next) .

Tuttora Trieste  si distingue come enorme hub di più di 30 istituzioni prestigiose di rilevanza internazionale . Tra queste basta ricordare: l’ Università degli Studi di Trieste,  l’ Osservatorio astronomico di Trieste, l’ Istituto internazionale di fisica teorica, l’ Area Science Park, Elettra Sincrotone  , la Scuola Internazionale di Studi Avanzati.

Al presente Trieste  è una realtà vibrante , che guarda verso il futuro, pur mantenendo  inalterate le tracce della sua storia millenaria. Vive di turismo.  Il settore ittico va forte e anche quello industriale . Si pensi ai solidi gruppi quali:  Illy cafePasta Zara, e la  Diaco farmaceutica. Multiculturale e al passo con altre capitali europee, Trieste è tutta da esplorare!

Trieste in 5 giorni. Perché andare? 

Trieste non rientra immediatamente nella lista delle destinazioni preferite di un viaggiatore. Cosa completamente errata! Perché a Trieste ci sono dei tesori inestimabili e riserva mille sorprese.Quello che maggiormente mi ha sconvolto di Trieste è il suo carattere poliedrico.

A tratti ci si sente quasi gelati dal suo spirito nordico fiero e laborioso. Un attimo dopo ci si scioglie con  la solarità del suo inconfondibile carattere mediterraneo. Lo stesso che  si legge nel sorriso della sua gente di mare. Quella  che d’estate invade i bagni cittadini . O  che ai primi raggi solari  si riversa negli ampi parchi di Trieste, che  è green , immersa nella natura e dedita allo sport

Trieste in 5 giorni. 3 cose che trovate solo qui!

Se vi state chiedendo perché svignarsela dal tran tran quotidiano a Trieste ecco altre  3 stravaganti buone ragioni:

1. Montare in bici lungo la ciclabile Cottur: Trieste vanta una straordinaria  ciclopedonale intitolata al triestino Giordano Cottur (1914 – 2006) . Questi fu un ciclista che per  tre volte si classificò terzo al Giro d’Italia. Inaugurata nel 2010 essa  segue il tracciato della ex ferrovia Trieste-Hrpelje (Erpelle) , attiva tra il 1887 e il 1959 e smantellata nel 1966.

2. Assistere alla  Barcarola Trieste è da sempre rinomata per questa regata attiva dal 1969,  che è entrata per i suoi numeri nel  Guinness World Record. Si svolge ogni seconda domenica di  Ottobre . Come in un maxi stadio si radunano circa 400 000 spettatori per assistere allo spettacolo della gara di 2000 vele;

3.  Recarsi presso il Museo della Bora:  che però ho trovato chiuso !  Sarebbe stato interessante esserci stata per imparare qualcosa sulla bora, il vento che da nord est dilania Trieste . I triestini sono abituati a questo uragano , che devono sopportare almeno una decida di giorni all’anno con una potenza di 150 km/h. Passando attraverso la Slovenia , la Bora  si riversa verso il Carso .ì Sfiora Trieste in inverno e letteralmente la sconvolge . La Bbra si manifesta in folate furiose, che fanno vibrare i mattoni, volare i cassonetti dell’immondizia, e pezzi di cornicione.

Trieste in 5 giorni. Le forme di una città

Volete altre motivazioni per aggiungere Trieste  alle vostre prossime vacanze? Allora vi illustrerò delle piccole rotte per godervi  Trieste in 5 giorni. Per di più vi stuzzicherò il palato accennandovi della tradizione eno-gastronomica locale  . In aggiunta vi segnalerò altre attrattive da fare fuori porta! Diamo intanto uno sguardo alla struttura urbana di Trieste.

Trieste forma come un arco lungo il golfo dell’Alto Adriatico, che è  intersecato a metà da Piazza Unità in corrispondenza della quale corrono le Rive . Un quadro d’autore completato dal Porto Vecchio.  Questo è uno dei più importanti esempi di recupero industriale in Europa. Fattore dovuto al suo essere un polo attivo. Possiede  vasti spazi per pedoni ,  per bici e un museo, che è  il Magazzino 26 ,  relativo al rapporto tra Trieste e il mare.

Trieste in 5 giorni. I° Tappa : il centro storico

Un consiglio per farvi ammaliare da Trieste è quello di leggere una buona guida turistica senza  programmare tutto nel dettaglio. Cioè ogni tanto uscite , e avventuratevi senza pensare troppo. Questo è il modo migliore per afferrare lo spirito misterioso di quest’urbe che riserva meraviglie in ogni dove.

Intanto dovete sapere che l’old city  di Trieste  si allarga dal Ghetto ebraico al quartiere di Canava . Esso culmina nel Colle di San Giusto, che è l’ombelico primordiale di Trieste . I grandi viali invece rappresentano la Trieste degli Asburgo e profilano la sua parte nuova di fattura neoclassica tratteggiata da strade regolari.

Il primo tragitto è stato piuttosto lungo. L’ho fatto tra mattina e pomeriggio partendo dal mio alloggio vicino (www.dovedormireatriste.it ) la stazione di Trieste  (1857) . Questa è in piazza della Liberta 8  , ed è capolinea della linea ferroviaria Trieste-Vienna. Nelle vicinanze vi suggerisco una sosta nella popolarissima Gelateria Zampolli  ,  che  da prepara generazioni gelati e granite da urlo. Munitevi di scarpe comode  per  spassarvela a  Trieste  . Per i più viziati e pigri Trieste si gira bene anche con la macchina e con i mezzi pubblici .

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Piazza Unità d’Italia

Mi sono incamminata  verso la Capitaneria di Porto . Davanti i miei occhi si è materializzata  la statua di J . Ressel (2022, G. Delben, 183 cm) , che fu l’ inventore dell’elica. Poco dopo ho rivisto Piazza Unità d’Italia  (chiamata così in onore di Trieste Italiana nel 1918 ) , sontuosa e imponente come era rimasta nella mia mente. Essa è uno spazio urbano unico nel suo genere, circondato da architetture prestigiose con un lato prospiciente il mare come una quinta scenografica.

L’assetto attuale di Piazza Unità risale al XIX sec. , ovvero quando si eliminarono strutture più ingombranti. Nel 2021 l’architetto B. Huet ridisegnò la piazza con un reticolo di fari azzurri rasoterra che la illuminano di notte. Lo slargo è occupato per intero dal Palazzo del Municipio  (1870),  con la torre dell’orologio e una commistione di stili , specchio del gusto eclettico di quel periodo.

I gioielli di piazza Unità

Davanti Piazza Unità  spunta la  stravagante Fontana dei quattro continenti  di G. Mazzoleni (1751) ,  in memoria  della fortuna commerciale di Trieste . Alla sua  destra si sdraia sublime Palazzo Strati (A. Buttazzoni, 139) . Al suo fianco c’è il Palazzo del Governo (E. Artmann, 1905) , dove risiede la Prefettura: fine fattezza con un porticato centrale e una decorazione a mosaico. Dirimpetto la piazza si venera Palazzo Pitteri (U. Moro 1780) , che sopravvisse alla ricostruzione ottocentesca con i suoi elementi di rococò viennese.

Verso il mare si profila  Palazzo Lloyd Triestino,  fatto da H. von Ferstel (1880) , ove si riunisce la Giunta Regionale. Sulla riva del Mandracchio  fanno bella mostra due statue :

Caffè degli Specchi

Ho un debole  per i caffè storici specie per  il memorabile  Caffè degli Specchi di Trieste . Del 1839 esso ha una posizione strategica in Piazza Unità  . Fu frequentato per i concerti diretti da un esordiente Franz Lehar  (Tu che mi hai preso il cuor) .

Era il posto preferito di J. Joyce e I. Svevo|, due dei tanti personaggi famosi che l’hanno abitata. Perché sedersi al Caffè degli Specchi ? Non solo per il suo cioccolato e l’eccezionale panorama, ma anche per il caffè che a Trieste è davvero un’istituzione!

Il caffè a Trieste

Trieste è stato uno dei maggiori scali caffeicoli del Mediterraneo. Questo è  un primato che si riflette nella precisione del lessico sul caffè:

  • nero : è l’espresso in tazzina;
  • capo : è quello macchiato, versato anche in B, cioè bicchiere;
  • goccia: con schiuma di latte

Il  traffico del caffè  ha garantito per secoli a Trieste  enormi introiti. E la sua vibrante vita intellettuale è germogliata tra i tavolini di altrettanti rinomati caffè cittadini quali : Caffè SanMarco , Antico Caffè Torinese , Caffè Urbanis , e Caffè Tommaseo.

Molo Audace

Lasciatevi stregare dalla passeggiata di Trieste  al  Molo Audace , dove non si distingue l’azzurro del mare con quello della volta celeste. Fu fatto nel 1743 usando come base lo scafo della nave San Carlo. Il 3 novembre 1918 fu ribattezzato Audace. Questo era  l’omonimo cacciatorpediniere che attraccò su questo scalo portando le prime truppe italiane sul suolo di Trieste libera. Il Molo Audace è una stretta lingua di pietra lungo 246 m , con pavimentazione in masegni ,  pietra arenaria locale. Al vertice la caratteristica bitta con la rosa dei venti.

Da qui  sguardo si spinge dal Castello di Miramare e  quello di Duino  fino alle Alpi. Poco distante si colloca la Chiesa di San Nicolò dei Greci (Matteo Pertsch, XIX sec) in stile neoclassico, tempio  della comunità greco-ortodossa.

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Quartiere Ebraico

Il centro storico di Trieste è stato investito dai cambiamenti dell’architettura fascista compromettendo il vecchio Ghetto ebraico . Questo è un labirinto di botteghe , vicoli , trattorie, e altro ancora che si sviluppano fino a Piazza della Borsa.

Il ghetto arrivava fino a via del Monte . In questo punto c’era un ospedale ebraico  . Questo adesso ospita il Museo della Comuità ebraica Carlo e Vera Wagner, che documenta l’importanza che gli ebrei ebbero per Trieste. Un segno della  loro persecuzione  è rimasto nella Risiera di San Sabbacampo di concentramento nazista.

Ogni terza domenica del mese c’è un mercatino dell’usato con oggettistica del Carso , che si possono ribeccare nei negozi d’usato la Rigatteria , in via Malcanto 12 e nella Libreria Achille ,  in Piazza Vecchia.

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Teatro Romano  e Arco di Riccardo

Testimone del primitivo cardo romano di Trieste   è invece il non lontano Arco di Riccardo (metà I sec. d.C. ).  Si soprannominò così forse per Riccardo Cuor di Leone, il quale, di ritorno dalla Terra santa, fu tenuto prigioniero anche a Trieste.

Delle lesene semplici solcano i pilastri dell’ Arco di Riccardo sormontati da capitelli corinzi. Alto 7 m e largo 5  rimase sempre problematico inserirlo nel circondario delle varie abitazioni. Specialmente quando si ritrovò il  piedritto occidentale nel 1913 che evidenziò appunto l’area archeologica di epoca romana .

Poco lontano sbuca fuori il Teatro Romano ( anfiteatro de I sec. d. C. ) . Capace di contenere  6000 spettatori, è stato edificato quasi interamente in muratura.  Ad eccezione del palcoscenico che doveva essere in legno. Alle sue spalle domina un Antiquarium in via Donota , che accoglie  i resti di una domus e di un sepolcreto di età romana.

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Il colle e la Cattedrale di San Giusto

Salendo lungo la ripida via della Cattedrale si fanno notare la chiesa di S. Maria Maggiore (1682) con la sua  maestosa facciata barocca;  la  Basilica romanica di S. Silvestro (XII sec.) . Da cui  si giunge al Colle di San Giusto . Questo è il punto più alto di Trieste. E anche il più antico , perché vi sorgeva l’emporio romano.

In cima c’è la  Cattedrale di San Giusto, che risulta asimmetrica perché è la risultante di due chiese accostate preesistenti . Il duomo si contraddistingue:

Interno della cattedrale

Il suo interno è a cinque navate . Una foresta di colonne con decorazioni in legno e dipinti e un magnifico lampadario in ferro battuto (doni del duca Massimiliano d’Asburgo) . Le due absidi ai lati di quella centrale son ornate con dei mosaici di scuola veneto bizantina (XIII sec.) . Ci sono figure di : Cristo, San Giusto, la Madonna e gli arcangeli Michele e Gabriele, e gli Apostoli.

Internamente si custodisce la cappella del Tesoro impoverita da un furto del 1984. Tra gli oggetti di valore:

Le pareti sono istoriate da un Cristo tardogotico (XIV sec.) e un ciclo di affreschi coevo illustra episodi della vita di San Giusto.

Castello di San Giusto

Il Castello di San Giusto fu un capriccio degli imperatori austriaci . I lavori ebbero inizio nel 1468 e finirono nel 1636  conferendo al castello l’attuale forma triangolare munita di bastioni ai vertici . Nel Seicento fu un carcere politico, e nel Settecento si smantellarono le sue mura. Poi fu donato al Comune di Trieste nel 1932 e fu visitabile nel 1936. Quello che si può vedere ora  oltre al lapidario, sono : la cappella, la sala Caprin, l’ampio cortile e gli spalti.

Dal Colle San Giusto attraverso un filare di alberi ci si infiltra  nel Monumento dei Caduti della Prima Guerra mondiale (Attilio Selva, 1935) . E  al Parco delle Rimembranze , un omaggio ai caduti , raggiungibile anche da Piazza Goldoni attraverso la gigantesca Scala dei Giganti.

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Museo Winckelman

Il Museo Winckelman (1800) è ricavato da  uno stabile a tre piani . Raccoglie  testimonianze della preistoria e protostoria di Trieste (rinvenuti da Carlo Marchesetti) e dell’Istria. Esso è arricchito con donazioni private di reperti di diverse civiltà: greca, cipriota, lucana , egizia, maya  e  altro ancora.

Fa particolare effetto l’adiacente Orto Lapidario , un boschetto di epigrafi, monumenti vari . In questo si nasconde il tempietto neoclassico con il monumento a Winckelmann. Il dotto tedesco fu ritenuto il padre dell’archeologia e morì assassinato a Trieste . Ciò accadde nel 1768 mentre era ospite della Locanda Grande. L’ideatore di questo cenotafio  fu Domenico Rossetti, procuratore civico e dotto studioso di storia patria.

Altro superficie museale è  quella del Giardino del Capitano, un insieme di lapidi ed iscrizioni di epoca medioevale-moderna . Nell’agosto del 2000, gli ambienti al piano terra del museo sono stati forniti  di cinque ambienti, nonché del nuovo ingresso con il bookshop.

Per info visite: https://museoantichitawinckelmann.it/

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Piazza Cavana

Piazza Cavana era originariamente il covo di marinai che  alleviavano le fatiche del lavoro tra alcol e donne dei bordelli sparsi qui e lì. Al presente è un rione molto animato . Soprattutto la sera, perfetto per un after dinner in uno dei tanti locali affollati e alla moda, che offrono quasi sempre musica dal vivo.

Nei pressi di Piazza Cavana sono da non perdere:

 Trieste in 5 giorni: le Rive

Le Rive ( XVIII-XIX sec.) di Trieste sono come una terrazza sul mare appena ci si allontana dal suo centro storico. La loro genesi è legata al predominio austriaco ( dal 1382 ) e sono nella fattispecie :

I palazzi lungo le Rive

Le Rive è un giretto lungo dal Porto Vecchio a Piazza Venezia, tra geometrie neoclassiche ed eclettiche. Si alternano le architetture più minimali e  festose  dal Secolo d’Oro di Trieste alla Belle Epoque a seconda del periodo di appartenenza. Tra queste:

  Esso fu il lusso a Trieste dal 1841 per antonomasia. Vi si impiantò oltretutto il primo ascensore (1884)  e riscaldamento centralizzato di Trieste (1910).

Trieste in 5 giorni. II tappa: città nuova

Trieste in 5 giorni è un ricordo indelebile. Dopo aver lasciato il centro storico cittadino la seconda tappa ha coinvolto la Trieste più recente. Da piazza Oberdan (non tralasciate il vicino Museo del Risorgimento) mi sono diretta verso il versante settentrionale che si allunga verso Borgo teresiano. Questo fu opera della regina Maria Teresa (1740-1780). Esso è  fatto  di isolati compresi tra le vie Carducci e Ghega. Qui di particolare fascino sono i fabbricati  a tre piani che erano prima degli ex fondaci.

Successivamente si staglia il Borgo franceschino che confluisce appena a Barriera nuova. Questo è un rione architettonicamente vario . Altamente popolato che va da via Giosuè Carducci a l’intero Viale XX Settembre e  sfoggia delle chicche ,  quali:

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Canal Grande

A sud in verticale si convoglia in via Roma che tramite il Ponte Rosso sobbalza sul Canal Grande. Questo era un rigagnolo di acqua utile per le precedenti saline . Sotto la riurbanizzazione asburgica il ponte tramutato in porto e completato nel 1756. Richiama molti turisti per il suo specchio d’acqua altamente scenografico. Oltre che per la statua di James Joyce in corrispondenza della via Gioacchino Rossi ( Nino Spagnoli , 2004).

Tra i grandi palazzi che orbitano attorno il  Canal Grande meritano di essere citati quello di Gopcevich, dove attualmente c’è il Museo teatrale Carlo Schimdl. Il suo creatore fu G.  Berlam (1823), che realizzò pure quello del Morpurgo (175) prospiciente Piazza Vittorio Veneto. Questo fu l’appartamento di una ricca famiglia della borghesia imprenditoriale triestina dell’800.

Chiesa di Sant’Antonio e San Spiridone

Il Canal Grande è incorniciato alle sue spalle dalla Chiesa di Sant’Antonio (P.  Nobile 1828) in stile neoclassico. Essa fu  necessaria  per  venire incontro alle esigenze religiose della popolazione . Questa si era allargata parallelamente al suo sviluppo tra  il 1700 e  il 1800.

Nelle immediate vicinanze si profila il  Tempio di San Spiridone , (C. Maciachini,1861). Essa è una chiesa serbo ortodossa , una comunità che si insediò a nella  Trieste  fiorente  del 1719 . A croce greca si caratterizza per delle cupole sofisticate. Ci possono stare  1600 fedeli ed è in stile bizantino . Sono d’impatto le decorazioni musive delle facciate e la copertura in pietra dalla cave del Carso, Istria, Carrara e Verona.

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Trieste: Svevo, Joyce e Saba

Il Canal Grande si insinua come un serpente fino  al Borgo giuseppino . Questo sorse sotto Giuseppe II quando Trieste era al massimo del suo splendore. Di pari passo si allargarono i confini oltre l’attuale Molo Bersaglieri e si intensificò la sua produzione culturale e artistica.

 Italo Svevo, James Joyce, e Umberto Saba sono dei pilastri dello straboccante panorama di Trieste , che ha fatto da salotto ai primi del Novecento ai tormenti esistenziali dell’uomo. Qui i tre celebri scrittori riuscirono sfogare il loro genio facendo dell’equilibrismo esistenziale una ragione di vita.

Trekking letterari a Trieste

Di suggestioni letterarie Trieste è pervasa in ogni dove. Per esempio al secondo piano della Biblioteca Centrale in via della Madonna: sono visitabili gratuitamente i Civici Musei Letterari, il Museo Sveviano e il Museo James Joyce.

Trieste ostenta una serie di trekking letterari che prendono spunto dai tre intramontabili autori. Tappe ben segnalate da targhe in colore diversi azzurro per Saba, verde per l’irlandese, e il nero per Svevo.  Una delle fermate più popolari è quella di:

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Piazza della Borsa  

Come è facile dedurre Piazza della Borsa è stato l’epicentro del rilancio economico di Trieste . Impreziosita da una rigogliosa Fontana di Nettuno ( G. D. Mazzoleni , 1755) fu Borsa mercantile prima e dei valori poi. Chissà cosa pensa Gabriele D’Annunzio (A. Verdi, 2029) mentre legge ! Una delle tante statue che si possono contare a Trieste!

Al n 5 della disciplinata schiera di palazzi neoclassici a sud della piazza c’è la Portizza un passaggio che conduce al Ghetto vecchio. La sovrasta un panduro. Elemento architettonico onnipresente a Trieste. Un volto di pietra che riporta alla mente i temibili soldati ungheresi che per secoli la difesero dai Turchi . La loro funzione era quella di scoraggiare i malintenzionati

Cosa c’è attorno a Piazza della Borsa 

La pianta dello slargo è irregolare, antecedentemente protetta da cinte murarie  e fa incontrare la Trieste vecchia con quella nuova voluta da Maria Teresa. Si possono contemplare tutto intorno:

Trieste in 5 giorni. III tappa: Castello Miramare

Il Castello Miramare (Grignano) fu fatto tra il 1856 e il 1860 da C. Junker per volere del duca Massimiliano (1832-67) . Il giovane Asburgo era innamorato dell’Adriatico e di Trieste. Era molto giovane quando era governatore della Lombardia e del Veneto.  Il suo soggiorno con la  consorte Carolina durò poco dopo il suo assassinio in Messico . Qui le sue mire espansionistiche vennero ricambiate con la fucilazione.

Tutto in pietra bianca d’Istria il Castello Miramare si presenta all’esterno con ampi  archi acuti che movimentano la verticalità dei suoi motivi gotici. Un complesso unico  agghindato con  terrazze e un lussureggiante parco che scende a balze verso balconate panoramiche. Da qui si può scorgere tutta la magnificenza della costa triestina e l’estuario dell’Isonzo.

Gli interni del castello

 I suoi interni sono pregevoli con tutti gli arredamenti, i dipinti, e cimeli della coppia regale. Nelle stanze di Massimiliano spiccano la camera da letto, lo studio . Mentre quelle di Carlotta primeggiano per un delizioso boudoir. La sala della rosa dei venti era nella bella stagione una sala da pranzo e da gioco d’inverno. Ci sono altri uffici con storiografia della casa asburgica.

A pranzo mi sono deliziata in un ristorante La Terrazza Villa Tergeste in V.le Miramare, 331.  Personale gentile e professionale e primi e secondi di pesce strepitosi al prezzo giusto. Impagabile la vista sul mare triestino.

Info visite:  https://miramare.cultura.gov.it/acquista/; Info trasporti: clicca qui

Trieste oltre il centro storico

Dopo il lauto banchetto a base di sardine e cozze marinate mi sono avviata in autobus a Trieste .Ho avuto modo di osservare da lontano il resto delle meraviglie che Trieste   riserva oltre il suo centro storico. Tra queste:

Trieste sempre più in alto!

Non è finita qui. Per non annoiarvi potete prendervi di coraggio e salire verso le alture di Trieste : 

Trieste in 5 giorni. IV tappa: Duino e il Sentiero Rilke

Duino è un romantico borgo marinaro adagiato sotto le falde del monte Ermada.  Intorno alla montagna troverete i segni della Grande Guerra: caverne usate come riparo e trincee dell’esercito austro-ungarico .

Anticamente Duino era un  santuario del culto celtico della Luna e del Sole .  Poi i Romani lo conquistarono (I sec. a.C.). Nel Medioevo era un feudo imperiale di cui rimangono le rovine di un vecchio castello (XI sec.) sostituito da un altro nel 1395.

Quest’ultimo è il celebre Castello di Duino , che appartenne ai principi di Torre Hofer Valsassina e al momento a quelli di  Torre e Tasso.  Questi ne furono i secolari proprietari. Si possono prenotare visite perché ne vale davvero la pena . Tra le sue perle : la Scala del Palladio, capolavoro di architettura e il forte-piano del 1810 sul quale suonò Liszt .

Cosa vedere a Duino

Nel 1476 le battaglie fra Veneziani e Saraceni rasero al suolo Duino . Dal ‘600 perse la sua funzione militare e diventò  una corte umanistica che pullulava  di letterati e ospiti illustri.   Gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale è un vaso di pandora tutto da scoperchiare!

Il suo centro storico è davvero piccino e oltre le mura del Castello di Duino di valore è la chiesa del Santo Spirito (1543) e il porticciolo  ricavato da rocce  a  strapiombo sul mare. Una di esse ha  la forma di una donna la Dama Bianca. Secondo la leggenda era l’infelice moglie di un feudatario crudele che finì per gettarsi in acqua. Per pietà divina rimase pietrificata durante la caduta.

Sentiero Rilke

A Duino ci si può anche ritrovare dopo un trekking (2km) di circa un’ora . Basta raggiungere il  comune di Sistiana. Dopo aver parcheggiato con l’auto (da Trieste bus n 44)  avviatevi in uno dei suoi  accessi . Nel giro di pochi minuti attraverserete la Riserva Naturale delle Falesie con tanto di sosta per camperisti!

Un paradiso di macchia mediterranea serrata da cielo e mare che ispirò al poeta praghese Rilke le sue Elegie (1912). Da cui l’appellativo di Sentiero di Rilke ,  uno dei tragitti più incantevoli del Carso triestino. Potrete osservare le postazioni belliche sparse ovunque lungo questo splendido cammino che costeggia le falesie a picco sul Golfo di Trieste.

Duino e dintorni

Altro da perlustrare vicino Duino :

“Avevo una città bella tra i monti

rocciosi e il mare luminoso. Mia

perché vi nacqui, più che d’altri mia

che la scoprivo fanciullo, ed adulto

per sempre a Italia la sposai col canto”

Le osmize

Se vi sentirete provati e affamati potreste provare per una sosta presso degli agriturismi unici nel loro genere . Sono le cosiddette osmize, dalla parola slovena che indica il numero 8 tante quante erano le volte che potevano stare aperti all’anno. Servono solo cibo pronto e  crudo tranne l’uovo . A volte si improvvisa qualche gruppo che suona canti tipici .

Per trovarle dovete stare attenti a delle insegne improvvisate appese ai rami. Sono ormai ridotte  a poco più che venti in tutto per lo più sulla linea slovena. L’ideale per trascorrere una gita fuori porta la domenica.

Trieste in 5 giorni. V Tappa: i musei di Trieste

Trieste  è un sogno anche sotto la pioggia. Più scomoda da girare ma sempre affascinante. Subito dopo un’abbondante colazione faccio un elenco dei musei più esclusivi dove dirigermi. Devo ammettere che quello di Revoltella è stata davvero un’esperienza! Imbottigliato in una villa settecentesca, preserva significativi pezzi d’arte tra cui disegni del Tiepolo.  Mi ha succhiato tutte le energie, per cui ho dovuto  aggirare il Civico Museo Sartorio .

Oltrepassata piazza Venezia sono rimasta a meditare sull’eccezionalità del Museo Revoltella , che vi descriverò in basso . Intanto nei pressi della Marina di  San Giusto, mi sono seduta ai tavolini di Eataly. Ho sbranato dei crostini con acciughe e burro. Mentre stavo sorseggiando uno spritz vedo le gocce d’acqua  lentamente solcare i vetri appannati del mega mercato. Non mi sono fatta mancare nulla come un inaspettato corso sul gin davvero entusiasmante.

 

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Il Salone degli Incanti e Salgado

Il pomeriggio l’ho terminato ammirando Amazonia , una mostra fotografica di S. Salgado (1944) , uno dei più quotati fotografi esistenti . Per sette anni ha vissuto in Brasile . Con i suoi  scatti drammatici in bianco e nero ha documentato gli ultimi popoli rimasti nel più esteso polmone verde del nostro pianeta.

L’evento si è svolto nell’auditorium dell’esclusivo Salone degli Incanti  (1913, G. Polli). Questa era una pescheria , che poi fu  rimessa in uso come centro espositivo polivalente . Nel 1974 Francis Ford Coppola la scelse per il Padrino  . Per la scena  dello sbarco degli immigrati a Ellis Island, New York. 

Museo Revoltella

Accanto al Civico Museo della civiltà Istriana Fiumana Dalmazia si scova il   Museo Revoltella  . Inizialmente era la residenza nobiliare (1853, F.Hitzig) del barone veneto  P. Revoltella (1795-1869).Nel 1902 il municipio ereditò la sua proprietà che insieme ad altri due beni adiacenti (casa Brunner e palazzina Basevi) formarono l’attuale galleria moderna.

Morandi, Manzù, Pomodoro, Fontana e Burri sono alcuni dei maestri che potrete esaminare a fondo. L’unione dei fabbricati fu frutto dell’ingegno di Carlo Scarpa (1962) , che volle così farci un contenitore d’arte a quattro  strati.

Dopo un corridoio con sculture (A . Selva,   M. Mascherini , P. Magni, XX sec.  )  all’ingresso del  Museo Revoltella  c’era  un porticato . Mi ha colpito per una antica libreria in noce fatta dal vicentino Giovanni Moscotto nel 1855.

La camera ottica e Van Gogh

Tante sono le cose che più mi hanno rapito. Per cominciare gli appartamenti del  Revoltella  e una camera ottica attraverso cui scrutava segretamente  le navi  di Trieste! Dopo avere fatto un paio di scale mi è stato assolutamente chiaro quanto l’imprenditore si distinse per il finanziamento del Canale di Suez. Impresa ardita fatta da Lesseps che consentiva di essere in Africa da Bombay  in  4600 miglia invece del doppio! Tema costante per tutto il museo sottoforma di marmi o quadri di Fiedler e Schiavoni (IX sec.).

Ho visto anche  una mostra sul pittore olandese Van Gogh. Muore a 37 anni 10 anni . Non sapevo che la sua mecenate fu Helene Kröller-Müller  .  Nel XX secolo la coraggiosa collezionista sì dedico alla creazione di una fondazione tutta dedita all’intramontabile Van Gogh.

Arte a tutto tondo

Ci ho passato tutta una mezza giornata al  Museo Revoltella . E non mi è bastato. Una buona porzione del museo immortala l’arte del ‘900 (De Chirico e la Secessione Romana) e i più considerevoli traguardi epocali di fine secolo. Come l’introduzione di un acquedotto a Trieste (1850). Questo è impersonificato dalle curve della Ninfa Aurisina scultura che rende leggiadra la scala elicoidale interna . O ancora una tela di Cesare dell’Acqua (1855) sulla Proclamazione Porto Franco di Trieste.

Potevano non esserci dei calchi in gesso di Canova e Houdon di Napoleone? L’insolente imperatore francese le tornò indietro! Per lo meno sappiamo quale ea la sua faccia dai ritratti di Bartolini, suo ritrattista ufficiale toscano! Revoltella fondò una scuola di disegno oggi I .T. A . Volta. Ne vengono fuori grandi artisti locali come N.  Cozzi artista poliedrico e grande alpinista. E. R. Ratman e V .Timmel.

 

Trieste in 5 giorni da mangiare

Non c’è dubbio che l’enogastronomia di Trieste è un melting pot di sapori sloveni, greci, kosher, orientali e mitteleuropei  . Una cornucopia di piatti di pesce e di mare che hanno in comune l’abbinamento con i vini locali. Questi sono i nettari autoctoni delle colline del Carso . Mi sto riferendo rispettivamente al  Terrano (rosso ) e il  Vitovska (bianco). Fatevi versare qualche goccia presso Enoteca Giovinotto in  Via Trento, 9,

Dove gustare la cuisine triestina? Nei tanti ristoranti che in tutta Trieste sono pronti a sfornare la loro specialità giornaliera. In basso vi elenco alcuni di quelli che mi sono piaciuti di più:

Ricette da provare a Trieste in 5 giorni

Se  i triestini si assomigliano per la regolarità dei pasti quotidiani, un’usanza tutta loro è quella del rebechin. Prima era la merenda di metà mattina di lavoratori portuali. Adesso è   un ricco aperitivo con tanto di buffet . Tra i mitici drink meritano un’alta considerazione lo spritz bianco (vino bianco,  acqua gasata o seltz, ghiaccio e limone) e l’hugo , prosecco con sambuco e menta.

La cucina della di Trieste e provincia è opulenta e varia.  Tra le tipicità triestine molto apprezzate ci sono:

  • La jota : che è una zuppa con cavolo, fagioli, maiale e patate;
  • La granseola : che è come uno stufato di granchio ammollato in cipolla, e poi insaporito con aglio e prezzemolo .

In montagna prevalgono carni e formaggi come lo jamar del Carso . Dalla crosta rugisa, sta 4 mesi nelle grotte naturali che gli conferiscono delle sfumature erborine . Se vi è venuta fame vi srotolo un tipico menù triestino a cui ricorrere.

Mare

  • Baccala Mantecato: questa è la tapa triestina per eccellenza. Ovvero una crema di baccala (dissalato, ammollato, e bollito)  da spalmare nei crostini caldi  ;
  • Gamberi alla busara : sono gamberi o a volte scampi sfumati in padella con il brandy . Poi sono messi in una zuppa di mare . Aglio, cipolla, prezzemolo, pomodoro e peperoncino fanno il resto;
  • Sardoni impanai: sono le famose alici impanate e fritte, in umido o in saor , ovvero alla veneziana con cipolle, aceto e alloro ;
  • Pedoci a la scotadeo : sono le cozze alla scottadito, cucinate in bianco con aglio, prezzemolo e pangrattato . Sono un must da provare!

Montagna

Contorni

  • Patate in tecia: sono le patate al tegame . Possono essere lessate e ripassate in padella con cipolla, pancetta;
  • Polenta: consistente come quella alpina che si accompagnano alle luganeghe e ai  fasoi ( salsicce e fagioli) . Oppure al frico, che è una specie di frittata di formaggio, patate e cipolle senza uova   ;
  • Capuzi garbi : sono cavoli cappucci acidi molto invitanti e appetitosi.

Dolci

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Conclusioni . Trieste in 5 giorni

Si dice di Trieste che sia una piccola Vienna sull’acqua. Il paragone calza perfettamente , perché c’è molto  che l’avvicina alla perla del Danubio. Parafrasando U. Saba , Trieste è “come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore”.

Una confessione passionale del poeta triestino per la sua terra scritta in Italiano quando Trieste era ancora imperiale. Non è un dettaglio. Non c’è ragione di nascondere che gli Asburgo l’hanno fatta evolvere nella massima potenza storica della Mitteleuropa. Inestimabile sbocco sul Mediterraneo Trieste è stata la patria di armatori navali, assicuratori internazionali e uomini di affari.

Trieste vi aspetta per svelare tutte i suoi segreti. Non cercate qui gli schiamazzi di una movida sfrenata, o di divertimento allo stato puro. Trieste non è nulla di tutto questo. Calma, tranquilla ed elegante saprà farvi godere dell’atmosfera pacata e a tratti giovane dei suoi localini sparsi per via Torino. Per il resto vi auguro di mettere Trieste nella lista delle vostre prossime vacanze!

 

Siti utili su Trieste: 

 

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